#22: Il tempo non è denaro
"Benvenuto nuovo decisore! Qui puoi osservare e regolare quello che avviene sulla Terra. Stai attento! Un tuo collega ha provato a interagire con loro, lo hanno fatto fuori e ancora siamo nei casini".
Ciao,
come va? :)
di recente ho letto un libro che mi ha fatto riflettere. Il titolo è “Die with zero”, letteralmente “Morire con zero”. Forse non è il più bel titolo di sempre, ma perlomeno si ricorda facilmente.
Il libro parla principalmente di finanza personale, la misteriosa disciplina che aiuta a gestire i propri risparmi e investimenti.
A differenza di tanti altri libri che ho letto dove il centro del discorso era “come fare sempre più soldi”, in modi più o meno intelligenti, questo libro si concentra sul concetto di non eccedere nell’accumulo di risparmi e di ricordarsi del valore del nostro tempo.
Ecco 5 spunti che mi sono rimasti impressi durante la lettura:
1) Il valore del tempo
Per quanti soldi possiamo risparmiare, sarà impossibile comprare il tempo passato. In particolare gli anni della gioventù, in cui solitamente si gode di buona salute e meno responsabilità, sono limitati e “senza prezzo”.
Questa consapevolezza dovrebbe aiutarci a bilanciare le nostre risorse in modo da non dedicare la maggior parte della gioventù a investire per il futuro.
Il miglior investimento che puoi fare da giovane sembra essere quello di concederti il viaggio che hai sempre sognato, iscriverti al corso di una disciplina che ti appassiona o lanciare quel progetto in cui credi davvero.
2) Le esperienze ci rendono ricchi
Una buona argomentazione a favore del non aspettare troppo per spendere i nostri soldi in quello che ci piace fare è che un’esperienza positiva, a differenza di un’oggetto materiale, continuerà a renderci felici per tutti gli anni a venire. È come fare un investimento nella valuta della felicità. E prima avviene l’esperienza, più a lungo potremmo beneficiare dei piacevoli ricordi.
3) Il lavoro rende liberi occupati
È abbastanza comune pensare di orientare la propria vita prevalentemente sul lavoro per un po’ di tempo, sopratutto quando si è giovani, forti e ingenui.
Tanto dopo qualche anno di risparmi, di avanzamenti di carriera, sarà molto più facile rallentare e godersi i frutti del duro lavoro. Giusto?
Purtroppo diverse ricerche dimostrano che non è così. Più ci dedichiamo al lavoro e più sarà difficile smettere. Siamo animali abitudinari, una volta che la nostra vita inizia a ruotare intorno a progetti, scadenze, stipendi, sacrifici, ricompense, colleghi, meeting e ecc… sarà sempre più difficile smettere.
Quindi attenzione perché, amanti del capitalismo tappatevi le orecchie, lavorare troppo crea dipendenza!
Disclaimer: se stai pensando “Si, ok… grazie al capitello corinzio, io lavoro troppo perché se no non arrivo a fine mese! Mica perché sto diventando ricco.” Questa riflessione non si applica al tuo caso. Sicuramente c’è qualche problema di fondo nella situazione che stai vivendo, ma non c’entra con questo punto.
4) Lo faccio per gli altri
Un’altra situazione frequente è quella di trovarsi a pensare che anche se il nostro tempo è prevalentemente dedicato al lavoro, commissioni ecc., perlomeno grazie ai soldi guadagnati si potrà aiutare il nostro partner, figli, genitori e via dicendo. Ma fermiamoci un attimo a pensare… davvero quello che serve a tuo figlio sono più soldi? Ahimè, anche qui, nessuna cifra potrà sostituire il valore del tempo che passi con le persone a te care.
5) Alla salute
Tutto quello per cui lavoriamo, investiamo e sudiamo sarà percepibile solo nel caso in cui la nostra salute ce lo permetterà.
Tutto parte da lì e purtroppo la salute è una delle prime cose che diamo per scontato nella nostra vita (quando è buona).
Per ogni investimento finanziario cerca di bilanciare con un investimento sulla tua salute. Può essere semplice come prendersi una pausa in più per rilassarsi durante la giornata.
Spero che questi spunti ti siano piaciuti, scrivimi e fammi sapere cosa ne pensi!
Ci leggiamo presto,
Davide
P.S. Ho da poco lanciato un canale Telegram per parlare di libri e consigli di lettura. Se ti interessa puoi dare un’occhiata qui.
Libri
Sapiens: A Graphic History di David Vandermeulen, Daniel Casanave e Yuval Noah Harari
Non voglio ripetere i molteplici motivi per cui il libro Sapiens di Harari è assolutamente da leggere. Però, sia che lo abbiate già a letto o meno, vi consiglio questa versione in formato graphic novel. Veramente ben disegnata e scritta.The Paper Menagerie and Other Stories di Ken Liu
Se siete amanti delle distopie, la vostra serie preferita è Black Mirror o avete una passione per le culture orientali non dovete farvi sfuggire questo libro.
Digital Minimalism di Cal Newport
Un libro ormai scritto qualche anno fa ma che, a parer mio, è sempre più attuale. Ormai in qualsiasi momento di attesa, sui mezzi, in fila al supermercato, siamo tutti chini a guardare un schermo pieno di notifiche, giovani e anziani. Siamo sicuro che va tutto bene?
La realtà non è come ci appare di Carlo Rovelli
Un altro ben libro scritto dal fisico Rovelli. Come riscoprire la meraviglia per la semplice complessità del nostro universo.
Lo straniero di Albert Camus
Un libro che, non so bene perché, smuove qualcosa dentro.
Cose interessanti, riflessioni e domande
Paesi in via di sviluppatori
Qualche giorno fa un mio collega keniano mi ha raccontato della storia di Andela, un’azienda che è nata con la missione di formare sviluppatori software in Africa e aiutarli a trovare lavoro in tutto il mondo.
Il progetto è partito nel 2014 e il numero di sviluppatori africani sta crescendo ad una velocità stupefacente.
Due riflessioni interessanti:Sempre di più ragazzi e ragazze provenienti da paesi in via di sviluppo, grazie alla tecnologia, entrare in un mercato del lavoro globale e questo avrà un grande impatto sulla “nostra” società. Altro che muratore venuto con il barcone. Già oggi ci sono ragazzi che lavorano per Google, guadagnano centinaia di migliaia di euro e senza doversi spostare dalla città dove sono nati e cresciuti.
Leggendo in giro sul web sembra che Andela sia una società con ottime intenzioni e forti valori. Ahimè, a detta del mio collega, negli anni sono subentrati ai fondatori originali nuovi investitori e l’ormai multinazionale oggi ha perso molto i suoi valori iniziali.
Good Jobs!
Il primo smartphone ad essere chiamato "iPhone" è stato prodotto da Cisco, non da Apple. Il vecchio e caro Steve annunciò annunciò il lancio del prodotto 22 giorni dopo Cisco.
Cisco non rimase a guardare e citò Apple in giudizio per violazione del marchio. La causa è stata risolta e entrambe le società furono autorizzate a continuare a utilizzare il nome iPhone. Tuttavia, probabilmente non hai mai sentito parlare dell'iPhone Cisco. That’s life.
Ucraina
Riflessioni molto interessanti sull’apparentemente assurda guerra in Ucraina
Una fotografia
Schermi.
Barcellona, Spagna. 2022.
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