#38: L’amaro far niente
ABHINAM (India): il dolore e la rabbia causati quando a farci del male è una persona che amiamo, da cui ci aspettiamo di venire trattati con gentilezza.
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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di lasciare un saluto rispondi a questa email o clicca qui.
Nelle scorse settimane mi sono goduto la bella isola di Phuket in Thailandia. Ti risparmio delle incredibili descrizioni da agenzia di viaggi, però ti lascio nella sezione “Luoghi” degli spunti in più su questo posto.
Per il resto, come si suol dire, “tutto bene dai”.
Strano ma vero, sto sopravvivendo a questo periodo senza lavoro.
Sento già la voce degli stanchi lavoratori che leggendo questa frase iniziano a mandarmi a quel paese (che dubito sia la Thailandia).
Scherzi a parte, sto vivendo sulla mia pelle il fatto che fermarsi e non fare niente non è facile.
Ma può essere che “non fare niente” sia difficile? Sembra un paradosso.
In queste settimane in cui ho deciso di non rimettermi subito a lavorare e godermi il viaggio (in tutti i sensi) che sto facendo mi sono accorto che quel dolce far niente tanto sognato non è esattamente quello che mi aspettavo.
Mi sono accorto che una parte di me si sente in colpa. Questa cosa mi stupisce, frustra e confonde.
Come mai mi sento in colpa per non lavorare più?
Mi sono reso conto che negli ultimi anni ho sempre cercato di tenermi occupato. Con attività che mi piacevano fortunatamente il più delle volte, ma comunque sempre occupato, impegnato, produttivo, distratto.
E distratto da cosa?
Distratto dai miei pensieri forse. Da quelli che ti vengono quando non hai niente da fare, obiettivi da raggiungere, fuochi da spegnere, qualcuno a cui badare, paure da nascondere.
In quei momenti in cui ti fermi e alcuni pensieri emergono… Chi sono? Cosa sto facendo? Sto andando nella direzione giusta per me? Esiste un direzione?
Sono domande difficili, che scavano nel nostro profondo e che un po’ sappiamo già in partenza che rimarranno senza una risposta.
Come una strada infinita, da percorrere, scoprire, ma senza fine, senza una destinazione finale che ci conforti dicendoci “ok, sei arrivato, ce l’hai fatta”.
Confrontarsi con questa grandissima incertezza fa paura. Forse per questo facciamo di tutto per evitarla, per fare qualcosa, per distrarci.
E come se non bastasse viviamo in una società (almeno nel contesto Italiano in cui sono cresciuto) che ti incoraggia e ti spinge a essere sempre produttivo, a lavorare, a crearti un futuro, a essere responsabile, a fare questo, o se proprio vuoi questo, ma perlamordiddio non quello.
A scuola devi studiare per prendere un buon voto, sul lavoro devi impegnarti per guadagnarti un buono stipendio, per fare carriera.
Fare, guadagnare, impegnarsi, vincere, sforzarsi. Questo è il paradigma con cui cresciamo, o almeno, con cui io sono cresciuto. E lo dico senza cattiveria eh. Ci sono diversi buoni motivi per cui impegnarsi, studiare, lavorare e compagnia bella sono degli ottimi consigli da seguire.
Il problema però è che questi consigli li seguiamo sempre di più senza farci nessuna domanda. Senza mai metterli e metterci in discussione. Finiamo per far diventare dei suggerimenti l’unica soluzione possibile. Ciò che definisce, e definirà, la nostra vita e chi siamo.
Per alcuni questi suggerimenti funzionano subito e sono contenti così. Per altri, forse come per me, in parte funzionano e in parte sembrano una gabbia in cui siamo destinati a rimanere.
In questo periodo prolungato senza lavoro sto cercando di stare di più con me stesso e superare, almeno in parte, la paura di guardare in faccia quelle difficili domande.
Con la consapevolezza che non ci sarà una risposta. Accontentandomi di qualche intuizione in più. O anche solo della consapevolezza di riuscire a guardarle queste domande, senza dovermi sempre distrarre con altro.
Fino a pochi giorni fa pensavo “non sto facendo niente”, e sotto sotto mi sentivo in colpa.
Ma cosa vuol dire non fare nulla? Anche volendo, provare per credere, è impossibile non fare letteralmente niente. La nostra mente, i nostri pensieri sono sempre lì e, anzi, magari quando si ferma il circolo del fare-fare-fare, i pensieri sono ancora più forti e rumorosi. Quasi ci si sente più stanchi e sommersi di prima paradossalmente.
Quindi, non fare niente è di fatto impossibile, ma quando usiamo questa espressione spesso ci riferiamo a chi sta facendo qualcosa, ma quel qualcosa non rientra nella lista di attività “giuste”, produttive, di valore. Un concetto legato al “perdere tempo”, con attività non utili.
Con questa prospettiva riesco meglio a spiegarmi come mai il mio inaspettato sentirmi in colpa. Se si cresce con l’idea che alcune attività siano migliori di altre e che alcune addirittura sono una perdita di tempo… beh chiaro che poi prendersi del tempo per sé stessi, senza obiettivi, senza piani, risulta così difficile. O perlomeno strano.
E giusto per essere chiari, non voglio assolutamente suggerire che nella vita la soluzione a tutti i mali sia non fare niente. Essere, anche, produttivi è importante.
Anche solo per un semplice senso di sopravvivenza. Il nostro cervello si è evoluto per tenerci in vita e quando vediamo un leone, un pericolo, automaticamente ci aiuta a reagire in fretta. Sarebbe un po’ strano cercare di spiegare al leone la rivoluzione del non far nulla invece di scappare.
Però sembrerebbe che al giorno d’oggi di leoni e pericoli in agguato ce ne sono sempre meno (anzi, stanno diventando troppo pochi). Ma nonostante non siamo più sempre in pericolo, ci sforziamo e ci spingono a fare sempre qualcosa.
Qualcosa che deve essere utile, a noi o a qualcuno altro. Qualcosa che sia ben visto dalla società in cui viviamo e che ci porti piacere o qualche sorta di vantaggio.
Va a finire che il nuovo leone diventa la paura di fermarsi, di non avere più nulla da fare, nessun obiettivo da raggiungere o scuse che ci spieghino perché non ci sentiamo soddisfatti. E, ahimè, da un leone così non puoi neanche scappare.
Per fortuna questi pensieri e condizionamenti non sono fissi e marchiati sulla nostra pelle. Possono cambiare, e nel mio caso mi accorgo che già lo stanno facendo.
Non mi sarei mai immaginato fino a poche settimane fa di scrivere questa riflessione sul “far niente”. Anzi, probabilmente mi sarei detto “bello tutto, ma meglio se torni a lavorare che quel muro (metaforico) non si tira su da solo”.
Mi sto convincendo che serve un equilibrio. Un fare più consapevole e un non fare meno più accettato che si intreccino e mischino nella nostra vita.
E tu ti sei mei sentito in colpa perché “non stavi facendo niente”?
Ci leggiamo presto,
Davide
Libri
📚 S. La nave di Teseo di V. M. Straka di J. J. Abrams
Questo è probabilmente il libro scritto nella forma più strana che abbiamo mai letto. Il libro in se’ è un romanzo di un autore inventato, “La Nave di Teseo”, ma la “vera” storia è racchiusa in messaggio scritto a mano nei margini delle pagine da due ragazzi che comunicano mentre leggono il libro (lo stesso che hai anche tu tra le mani). Vabbè probabilmente non ci hai capito niente, ma ti consiglio di almeno googolarlo per capire di cosa si tratta.
📚 La biblioteca di mezzanotte di Matt Haig
Questo autore sta diventando uno dei miei preferiti. In questo romanzo di fantascienza una ragazza a metà tra la vita e la morte ha la possibilità di vedere, per ogni scelta della sua vita, “come sarebbe andata se…”.
📚 Undici minuti di Paulo Coelho
Un appassionante e sensuale storia di vita. Come l’avventura, la ricerca di sé, il sesso, la paura e l’amore sono costantemente legati.
📚 L'altro capo del filo di Andrea Camilleri
Mi è piaciuto cambiare un po’ genere, passando a questo giallo condotto dal buon Commissario Montalbano.
Luoghi
Phuket, Thailandia
L’isola con molte facce
La prima cosa che mi ha colpito di Phuket è la diversità di atmosfera e ambiente nelle diverse parti dell’isola. Alcune zone sono tranquille e riservate. Altre caotiche ma molto autentiche e abitate principalmente da “locals”. Altre, e purtroppo le più rinomate, incentrate sulla movida notturna e show in locali a luci rosse che ti fanno rimettere in discussione tutto quello che pensavi che un corpo umano potesse fare.
Noi siamo stati finora in una zona di mezzo, Chalong, non troppo turistica, ma con tutti i servizi a portata di mano. E sopratutto con diverse spiagge incredibili a 10 minuti di scooter. Consigliata.
Una meraviglia (ma solo per 45 minuti)
Non potevamo non subire il richiamo delle Phi Phi Islands, tra le isole più famose al mondo. E non a caso, sono davvero spettacolari.
Negli anni il turismo di massa ha messo in pericolo l’ecosistema di queste isole, sopratutto delle specie uniche di coralli.
Sono state chiuse al pubblico per diversi anni e da poco riaperte. Però con una regola ferrea, applicata in uno dei punti più famosi, si può godere della meraviglia solo per 45 minuti e poi via per lasciare posto alla prossima orda di turisti.
Bellissimo, ma anche un po’ angosciante in effetti.
Spero che non questo modello non diventi necessario nel tempo in tutti i posti incredibili al mondo.
Difficile andarsene
Rispetto ad altre destinazioni da sogno in cui tanti “nomadi digitali” arrivano per qualche mese, mi ha sorpreso vedere che la maggior parte dei giovani “expat” sull’isola spesso ci vivono da diversi anni o hanno intenzione di stabilirsi.
Sembra proprio che Phuket, nel Sud Est Asiatico, faccia innamorare e non lasci andare.
Effettivamente anche noi abbiamo riconosciuto in questo luogo un bel equilibrio di servizi, internazionalità, natura, spiagge, cibo e costo della vita basso. Non poco diciamo.
Incontri inaspettati
Per finire, più una piccola curiosità che una vera descrizione dell’isola.
Una sera abbiamo incontrato due ragazzi arrivati insieme. Uno era Russo e l’altro Ucraino. Compagni di stanza a Phuket e con un bello scooter in condivisione per spostarsi.
Non significa assolutamente niente questa cosa, però mi piaceva condividertela perché a noi a strappato un bel sorriso di quelli stupiti e che ti fanno dire “la vita è proprio strana… e va bene così.”
Cose interessanti, riflessioni e domande
Esplorare il mondo con la radio
Un amico e lettore di questa newsletter mi ha consigliato un sito dove si può selezionare un posto nel mondo e ascoltare in diretta una delle radio locali. Lo trovi qui (attenzione, può creare dipendenza).
Lavori apparentemente bizzarri e dove trovarli
Continuiamo questa mini-rubrica-nella-rubrica.
Un’altra professione per cui sembra esserci parecchia richiesta e alti stipendi è l’“investigatore genealogico”.
L’investigatore genealogico ha il compito di rintracciare le discendenze dei propri clienti. Se ti interessa sapere chi è il tuo bis-bis-bis-bis-bis-…-bis-nonno o se hai il dubbio di essere imparentato con Napoleone, c’è qualcuno che può aiutarti.
Interessante che la maggior parte delle sue entrate arrivano sotto forma di percentuale di somme fatta recuperare a ignaro eredi che scoprono di avere diritto a eredità inaspettate. Magari hai una pro-pro-pro-zia miliardaria con nessun erede e non lo sai.
Ci hai mai pensato di nuovo?
Ti consiglio questo video del famoso docente e scrittore Adam Grant.
Quante volte prendiamo qualcosa nella nostra vita per vero e non vogliamo più metterlo in discussione? Un lavoro, una relazione, un pensiero di chi siamo, un hobby ecc.
Rimanere con una mente aperta e fare pensieri più consapevoli può aiutarci a non rimanere in situazioni stagnanti, senza neanche rendercene conto.
Una fotografia
Stare.
Merzouga, Marocco. 2019.
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