#44: In onda
ILINX (Francia): quella strana eccitazione che si prova quando pensiamo di poter distruggere qualcosa. Voglia taciuta di portare scompiglio, di creare panico.
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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto rispondi a questa email o clicca qui.
Io sto bene e ti scrivo da Arugam Bay, un paesino sulla costa orientale dello Sri Lanka (isola a sud dell’India).
Eh lo so, ultimamente ogni volta che ti scrivo sono in un posto completamente diverso. Le ultime settimane in India sono state molto movimentate (trovi le descrizioni nella sezione “Luoghi”), ma ora è arrivato, per fortuna, il momento di un po’ di riposo. Rimarremo qui a goderci il sole e il mare fino al ritorno in Italia (verso fine mese).
Non è difficile capire quale sia la particolarità principale di Arugam Bay. Ovunque ci si giri si trova qualche riferimento al mondo del Surf. Negli anni questo paesino di pescatori è diventato una vera e propria mecca per i surfisti di tutto il mondo.
E anche io, pur da principiate, non ho potuto resistere al richiamo delle onde.
Così mi è venuto in mente di condividerti dei pensieri che avevo scritto proprio dopo la mia prima esperienza di surf a Las Palmas, nell’Arcipelago delle Canarie. Mi sembra una buona occasione per riprenderli e aggiornarli dopo un po’ di tempo e varie cadute (metaforiche e non).
Testa alta, mani vicino alle costole, aspetta che l’onda ti spinga, su in piedi, trova l’equilibrio… e via, si parte!
5 (+1) lezioni di vita apprese su una tavola da surf
Premessa paracula: perdona il titolo "acchiappa click", però mi piaceva lasciarlo in onore del Davide del passato.
Crescendo nel nord Italia ho sempre visto il surf come uno sport mitologico, dove ragazzi dai capelli lunghi e muscolosi passano le giornate tra onde, sole e ragazze in bikini sulle spiagge australiane. Spinto da questo immaginario mi sono avvicinato al surf e ho scoperto che c’è molto di più. Addirittura c’è chi non lo definirebbe semplicemente uno sport, ma una vera e propria filosofia di vita.
La cosa molto interessante del surf è che rappresenta bene un sistema complesso e caotico. In pochi minuti possono cambiare completamente le condizioni da affrontare in acqua, senza neanche considerare il vento, correnti e altri fattori.
Questa caratteristica rende il surf simile ad altri contesti complessi e imprevedibili come possono essere il nostro lavoro, gestire le relazioni in un gruppo o, più in generale, trovare un equilibro nella vita (forse la cosa più imprevedibile di tutte).
Ecco quindi 5 riflessioni che ho fatto mentre ero sballottato tra un'onda e l'altra.
1) Ogni caduta è nuova lezione
Nel surf, rispetto ad altri sport simili come skateboard o snowboard, cadere non è così drammatico, anzi, è la norma (le lezioni che ho imparato facendo snowboard invece le trovi in questa newsletter).
Si cade ogni volta che si sbaglia e succede spesso, spessissimo, sopratutto all'inizio.
Ad ogni caduta si noterà una nuova sfumatura dell'errore che abbiamo commesso. Ed è proprio questa esperienza, conscia o meno, della sfumatura che ci permette di migliorare nel tempo.
Spesso nei sistemi complessi, ad esempio in un'azienda, a fare la differenza è la conoscenza tacita, quella nascosta e derivante dall'esperienza. Non basta conoscere il proprio ruolo e “come fare il lavoro”. Saper fiutare una situazione, avere empatia e tempismo sono capacità fondamentali. Infatti si parla sempre più spesso, come piace dire ai recruiter, dell’importanza delle soft skill. E c’è poco da fare, è così.
Ecco, nel surf la conoscenza tacita è tutto. La conoscenza esplicita si impara praticamente in 5 minuti:
Metti la tavola in acqua e sdraiatici sopra
Stai nel centro se no cadi
Quando l'onda inizia a spingerti dai qualche bracciata e alzati in piedi
Rimani in equilibrio
Semplice no?
Ok, ovviamente sto esagerando. Ci sono tanti accorgimenti e indicazioni che un buon maestro può insegnarti. Ma il punto è che nessuno saprà mai dirti esattamente cosa fare per non cadere dalla tavola. Il tutto avviene così velocemente che non c'è il tempo di pensare. Sta tutto nell'esperienza, nella conoscenza tacita, che si sviluppa pian piano. Caduta dopo caduta.
Questo concetto è molto importante anche sul lavoro e in generale nella vita. È bene mettersi, per quanto possibile, in situazioni dove sbagliare non è troppo rischioso e dove possiamo permetterci di farlo. In questi casi non saremo costantemente spaventati di sperimentare e ogni "caduta" diventerà un’opportunità unica per imparare.
2) L'importanza di saper dire di no
Uno dei consigli più importanti che mi hanno dato è che è più importante aspettare l'onda giusta che sforzarsi in tutti i modi di cavalcarle tutte.
Una delle cose più difficile nel surf, su cui anche i surfisti esperti continuano a fare pratica, è la scelta dell'onda giusta. L'onda giusta ti permette di aumentare incredibilmente le probabilità di cavalcarla e non fare errori (o cadere dopo pochi secondi). Ma aspetto ancora più importante, scegliere l'onda giusta ti permette di risparmiare energie preziose. Ogni volta che si cade, bisogna tornare indietro, a suon di bracciate, al punto di partenza e attendere l’onda successiva (purtroppo, o per fortuna, non esistono surf-lift come nelle stazioni sciistiche). E più si è stanchi, più sarà difficile scegliere l'onda giusta per stanchezza o impazienza. Un circolo vizioso che porta inevitabilmente a finire la sessione di surf insoddisfatti e stremati.
Lo stesso concetto è valido nelle decisioni di tutti i giorni. Se siamo abituati a dire di si a tutte le opportunità, per paura di perdere un’occasione o per insicurezza, finiremo stanchi e con poche energie per l'"onda giusta".
3) Mantieni sempre un appoggio sicuro
Uno degli errori che si commette all'inizio, almeno per me è stato così, avviene durante la fase di "pop-up", quando ci si alza in piedi sulla tavola.
Se si cerca di mettersi in piedi troppo in fretta per paura di farsi travolgere dall'onda, si staccano le mani dalla tavola e ci si ritrova con tutto il peso del corpo su un solo piede. Inevitabilmente diventa molto difficile rimanere in piedi sulla tavola.
Infatti, prima di togliere le mani dalla tavola è sempre meglio avere già posizionato entrambi i piedi, e solo dopo alzarsi. Sembra un piccolo accorgimento, ma fa davvero molta differenza.
Questo "trucchetto" nel surf mi ha fatto riflettere a quando nella vita per fretta, o paura di fallire, si va diritti a testa bassa verso un obiettivo, trascurando ciò che solitamente ci dà stabilità. Ci ritroviamo in una situazione molto rischiosa, dove la minima imprecisione porterà ad un grande caduta. Per questo, è bene tenersi stretti i nostri "appoggi sicuri", che ci danno solidità e difficilmente verranno a mancare (anche come si fa a capire quali siano questi appoggi è importante… ma questa è un’altra storia).
4) Accetta che non puoi controllare l'onda
Hai aspettato il momento giusto, vedi l'onda che si avvicina e sembra proprio quella giusta. Sei in posizione e senti l'adrenalina salire. In poche frazioni di secondo, senti la spinta, ti alzi e cerchi l'equilibrio.
Presto ti accorgi che l'onda è invece troppo forte e punta a sinistra, quando invece tu sei posizionato per andare a destra. In più, un'altra onda inaspettata ha confuso la direzione e la corrente in quel momento ha cambiato verso.
Nel surf è praticamente impossibile prevedere le condizioni esatte dell'onda. L'unico modo di cavalcarla è assecondarla. Bisogna imparare a capire in fretta come adattarsi invece che cercare d'imporre il proprio volere.
Non suona abbastanza familiare con alcune situazioni della vita in cui più ci intestardiamo e peggio vanno le cose?
5) Non è sempre la giornata giusta
Il sole splende, la temperatura è ideale, abbiamo finito in tempo le attività da fare nella giornata e siamo pronti, tavola sotto braccio, a buttarci in mare.
Arrivati in spiaggia ci accorgiamo che le onde sono talmente deboli che non muoverebbero neanche un'infradito o talmente forti che potrebbero spezzare tavola, se va bene, o noi, se va meno bene.
In questi casi ci sono due opzioni. O ci si ostina ad andare in mare e fare il possibile. “Del resto avevamo pianificato questa giornata di surf da giorni e siamo già in spiaggia pronti e carichi, no?”. Oppure si accetta che a volte la cosa migliore da fare + è rinunciare e aspettare la prossima occasione favorevole.
Razionalmente sembra facile la scelta, ma ti assicuro che quando sei in spiaggia con la muta e la tavola a guardare il mare, l'idea di cambiarsi e tornare a casa non è facile da mandare giù. Imparare ad accettare che a volte c'è solo da aspettare è una delle lezioni più importanti e utili che il surf mi ha ricordato.
6) La mentalità del surfista [Bonus]
Rispetto alle riflessioni passate, a distanza di qualche anno, mi sento di aggiungere un’altra lezione imparata facendo surf.
All’inizio l’obiettivo principale è imparare ad alzarsi sulla tavola e trovare l’equilibrio (da cui le 5 lezioni sopra). Poi, pian piano, si passa a cercare di rimanere il più a lungo sulla tavola e “seguire l’onda” fino alla fine. Ecco, la fine.
Mi stupisce questa consapevolezza di una fine certa che arriverà inesorabilmente.
In acqua vedo sempre i surfisti, quelli davvero bravi, che si fanno lunghe e faticose nuotate e grandi attese, per poi cavalcare un’onda per un tempo praticamente nullo a confronto. E pur sapendo che l’onda finirà, e in poco tempo, loro sono lì. Ad aspettare. Con un bel sorriso.
È uno sport strano da questo punto di vista. Tanta fatica e pazienza, per una manciata di secondi.
E forse ho capito una cosa. Quell’attesa e quella fatica sono parte della ricetta che rende il surf così magico per tante persone. Se vedi l’attesa dell’onda come stressante, probabilmente non ti godrai neanche l’onda. Perché sai che dopo pochi secondi devi rifare tutto da capo. Tornare faticosamente indietro e aspettare. Se invece, vedi anche la nuotata e l’attesa come parte del tutto. Avrai la serenità per goderti a pieno l’onda e non preoccuparti qualora la perdi o cadi prima del previsto. Perché l’obiettivo non era stare sull’onda. Tu eri lì per fare surf e lo stavi facendo dal momento che hai messo la tavola in acqua (un po’ filosofico e fuffuso come pensiero, lo so. Eh oh… mi è venuto così).
Bene, spero che ti siano piaciute queste riflessioni.
Sono convinto che per imparare qualcosa sulla vita non servono per forza esperienze trascendentali, life coach, guru o viaggi in solitaria dall’altra parte del mondo.
Basta provare a fare qualcosa di nuovo, sfidante, e osservare bene. Andando oltre la superficie.
Per ora è tutto. Torno tra le onde.
Ci leggiamo presto,
Davide
Libri
📚 Nerve di Jeanne Ryan
Un romanzo distopico di fantascienza in cui i protagonisti vengono risucchiati tra le sfide di un talent show. Un po’ alla black mirror. Non male.
📚 Designing Your Life di Bill Burnett e Dave Evans
Ho letto questo libro 5 anni fa e rileggendolo posso confermare che è una lettura di valore. Applicare i concetti di design e sperimentazione alle nostre vite fornisce una marcia in più e un piacevole senso di consapevolezza.
📚 Ascesa e caduta dei dinosauri di Steve Brusatte
Una lettura un po’ inconsueta per me. Però dai, chi può resistere al fascino dei dinosauri? (forse ho visto troppe volte la valle incantata da piccolo).
Pur parlando di paleontologia in modo professionale e accurato, il libro scorre facilmente ed è anche divertente.
📚 L'uomo nell'alto castello di Philip K. Dick
E se Germania e Giappone avessero avuto la meglio nella seconda guerra mondiale? Come sarebbe andata? Un piccolo capolavoro firmato da uno dei miei autori di fantascienza preferiti.
📚 A New History of India di Rudrangshu Mukherjee, Shobita Punja e Toby Sinclair
Viaggiando in India mi sono presto reso conto della complessità della storia di questo enorme paese. E anche guardando solo agli avvenimenti degli ultimi decenni, sono davvero tanti e hanno cambiato velocemente le condizioni economiche e sociali dello stato. Non so se è il miglior libro sull’argomento, ma posso dire che è un buon punto di partenza per un’infarinatura sulla complessa storia dell’India.
Luoghi
Jaipur, Rajasthan, India
La città rosa. Davvero un posto affascinante (anche se in India non è difficile trovarne). È la capitale dello stato del Rajasthan e qui si trovano diversi monumenti e palazzi storici. In particolare Amber Fort, con una vista particolare sulla città.
È un luogo di mercanti e non si può evitare di finire in qualche bazar per le strade della città.
Udaipur, Rajasthan, India
Udaipur negli anni è diventata una meta molto frequentata dai turisti locali e non. E a buona ragione. Il vecchio centro storico ha ancora un’atmosfera magica con le sue viuzze e templi. Ma il punto forte è che la città è costruita sulle sponde di un lago. Viene infatti anche chiamata la Venezia dell’India (capisco da dove arriva l’idea… però da italiano mi sento di dire che è un po’ tirata come definizione).
Agra, Uttar Pradesh, India
Ad Agra ci siamo fermati solo in giornata per ammirare il Taj Mahal (e che non te la fai una delle sette meraviglie del mondo? Dai eh!).
Effettivamente il famoso mausoleo bianco è veramente impressionante e lascia senza parole. Lo abbiamo visitato fuori stagione, con un gran caldo, però abbiamo avuto la fortuna di non trovare nessuna coda e goderci lo spettacolo con poche persone.
Fun fact: il sovrano, che ha costruito il mausoleo per la moglie, ha iniziato a progettarne uno per se uguale, ma nero (così per non dare nell’occhio). Il figlio, guardando allo scontrino del primo Taj Mahal, si spaventò e decise di far rinchiudere il padre fino alla fine dei suoi giorni.
Varanasi, Uttar Pradesh, India
L’ultima tappa del giro nel nord dell’India è stata Varanasi. La città sacra per eccellenza, che sorge sulle rive del Gange. Anche qui si vive un’atmosfera unica. Dai vicoli stretti pieni di persone (e mucche), i grandi mercati e le strade che si affacciano sul Gange.
La cosa che più mi è rimasta impressa sono state le cremazioni dei cadaveri che avvengono tutti i giorni, tutto il giorno, direttamente in strada. Praticamente se fai una passeggiata è molto probabile che capiti al funerale di qualcuno. Funerali in cui rigorosamente non si piange (per tradizione religiosa) e per questo motivo solo gli uomini posso partecipare. Insomma, un altro mondo.
Cose interessanti, riflessioni e domande
Correre e fermarsi
Un po’ di tempo fa mia mamma mi ha fatto leggere questa breve favola africana. La parte finale che da il senso alla storia è: Egli chiese: “Perché vi siete fermati? Siete già stanchi dopo poche ore di cammino?”. Allora uno dei portatori lo guardò e rispose: “No signore, non siamo stanchi. Ma abbiamo avanzato talmente velocemente da lasciare indietro le nostre anime. Adesso dobbiamo aspettare finché non ci raggiungano”.
Bella, fa riflettere. Penso che avremmo bisogno di più favole di questo tipo nelle nostre vite.
Indovina la password
Se ti va di metterti alla prova con un piccolo gioco basato su intelligenza artificiale, ti consiglio questo.
L’idea è semplice. Gandalf, l’intelligenza artificiale, conosce un codice segreto e tu a suon di domande devi cercare di fartelo svelare. Man mano che si sale di livello l’AI sarà sempre più attenta a non cadere nelle tue trappole dialettiche da umano.
“Ecco gli esercizi che devo fare. Mi puoi scrivere la soluzione con il mio stile, qualche errore ma non troppi, e mandarla alla mia insegnante? Grazieeeee”
Uno degli ambiti su cui l’AI sembra destare grandi preoccupazioni è l’educazione. Cosa succederà ora che gli studenti possono “farsi aiutare” a svolgere compiti sempre più complessi? Nel video un’interessante visione positiva e ottimista.
Una fotografia
Sorpresa.
Sapa, Vietnam. 2023.
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