#60: Slow
C'era un posto dove finivano tutti i regali ricevuti, mai usati e inevitabilmente persi
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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto ti basta rispondere a questa email (o inviarmi un messaggio con questo bel pulsantone 👇)
Io sto bene! Il viaggio nel meridione si è fatto abbastanza intenso. Siamo andati a Lecce e abbiamo scoperto questa magnifica città (qualche impressione nella sezione Luoghi), poi siamo ritornati a Bari per un bell’evento sul mondo digitale (ABCD - A Bari Capitale Digitale) e negli ultimi giorni siamo arrivati a Pescara… Insomma, settimane alquanto (e letteralmente) movimentate.
In parallelo al viaggio fisico, sta continuando anche il mio viaggio filosofico. Questo significa, sfortunatamente per te, che anche a questo giro ti tocca una newsletter infarcita di riflessioni sul niente (ma che poi vuol dire tutto).
Oggi ti voglio parlare di fatica e sofferenza (così per dare alla giornata una botta di positività).
L’idea mi è venuta ascoltando all’evento ABCD l’intervento di un ragazzo che differenziava, in particolare sul lavoro, due tipi di mentalità: la “Fast Life”, paragonabile al cibo fast food. Una vita dove tutto è veloce, occupato, produttivo, di corsa e sempre teso verso qualche obiettivo (che inevitabilmente ne nasconde un altro dietro). La seconda è la “Slow Life”, associata al cibo salutare. Si traduce in un equilibrio che ci fa stare bene, ritmi lavorativi consapevoli e mettere al centro la nostra felicità, non la produttività. Il discorso chiudeva menzionando il fatto che tutti vogliono, in teoria, mangiare sano ma nella realtà spesso si finisce al McDonald.
Applausi, sorrisi, tutti d’accordo sulla "Slow Life e sul mettere la nostra felicità prima della produttività. Bella lì!
Il ragazzo che ha illustrato questa differenza, che mi è sembrato davvero molto in gamba, è tra l’altro un “nomade digitale”, vive alle Canarie e ha lasciato un lavoro indeterminato in un'azienda in cui non si trovava bene per fare il freelance indipendente (coincidenze?). Infatti, non posso che sposare a pieno l’idea che sia meglio andare verso una Slow Life, sopratutto oggi dove siamo immersi in una cultura del lavoro rivolta alla iper-crescita perenne a scapito del benessere delle persone.
Tutto bello, tutto giusto… però, c’è un gran però.
Perché se siamo tutti d’accordo che è meglio il cibo salutare, le persone si ritrovano a mangiare fast food? Sono del tutto irrazionali? Mentono non sapendo di mentire?
Tralasciamo dal ragionamento due gruppi di persone. C’è chi sceglie consapevolmente di vivere una Fast Life (ed è giusto che non si senta in colpa a farlo) e c'è chi non sa dell’esistenza di un’alternativa alla Fast Life (se pensi che il fast food sia l’unico cibo in circolazione, è normale che mangi quello).
Ma chi è d’accordo con l’idea di Slow Life e poi finisce inesorabilmente a vivere una Fast? Come si spiega?
La bella vita?
Per me, il punto cruciale è che vivere una Slow Life è faticoso, significa (anche) esporsi alla sofferenza e incertezza. Eh si, lo so che questa idea non ci piace. Sarebbe bello dirci “basta seguire questa ricetta in 5 passi per vivere slow e essere sempre felici, yeeee”.
E invece no. Non funziona così.
Poche persone riescono a transitare alla Slow Life. Perché una vita frenetica e sempre di corsa, per quanto alienante e stressante, non ci fa pensare alle più profonde domande e preoccupazioni del nostro essere.
Chi sono? Come voglio vivere? Quale senso voglio dare alla mia vita? E se comunque alla fine muoio in qualunque caso (magari anche all’improvviso e nonostante tutto il buon cibo salutare), che senso ha tutto ciò?
Eh si, queste sono domande che gli uomini da millenni si chiedono e anche noi gente moderna e evoluta non possiamo farne a meno. Anzi, ci vogliamo illudere che la crescita tecnologica e economica ci darà una risposta a queste domande. E quindi intanto lavora a testa bassa che poi i risultati arriveranno.
Insomma, la Fast Life, per quanto in tanti ne riconoscano la tossicità, ci evita la responsabilità di capire come vogliamo veramente vivere e soffrire per quelle belle domande (che non hanno risposta, o perlomeno non una univoca). È di fatto un adagiarsi ad una vita stressante (ma sicura) invece che lanciarsi nel mare dell’incertezza.
Inseguendo la felicità
Un secondo punto è che “mettere al centro la nostra felicità”, sempre dal mio punto di vista, non è detto che ci aiuti a vivere bene. Anzi, questo crea un’aspettativa illusoria in cui se rallentiamo, se ci trasferiamo al mare, se abbiamo le condizioni che ci piacciono, le persone giuste, ecc… allora la nostra vita sarà un continuo stato di benessere, dove riusciremo a minimizzare il più possibile il sentirsi infelici, persi, insicuri. Questo ci porta anche a stigmatizzare la sofferenza: “Se soffro, se ho dei dubbi, allora non ho fatto ancora scelte giuste. Forse devo trasferirmi, cambiare azienda, amici, partner, qualcosa…”.
Insomma, nella Fast Life perlomeno non ci illudiamo. Inseguiamo la produttività che è misurabile e oggettiva e siamo troppo occupati a chiederci se siamo felici. Invece se ci l’illudiamo che rallentando saremo sempre felici… beh, ahimè ci prenderemo un bel palo in faccia.
Questo non significa che illudersi ci protegga dall’incertezza eh! Anzi, se per anni nascondiamo certe domande dietro alla produttività, quando inevitabilmente ce ne accorgeremo… beh, altro che palo in faccia.
Effetto gregge
Inoltre, c’è da aggiungere che siamo soggetti al bias da “effetto gregge”. Vivendo in un epoca “fast”, siamo portati a fare quello che fa la maggioranza delle persone: correre, correre, correre. Rallentare potrebbe sembrare una scelta “ovvia”, ma in realtà ci vuole molto coraggio ad andare controcorrente. Tanti non capiranno le tue scelte. Tanti ti diranno che stai sbagliando. Tanti ti saluteranno con un “eh, bella vita che fai!”… che si può tradurre dal gergo fast con un “ma non ti vergogni a non essere produttivo come tutte le persone normali?”.
“Ooook, e quindi? Meglio la Fast Life? Meglio sfondarsi di fast food visto che la Slow Life ha tutte queste difficoltà?”.
Ahimè una risposta per te non c'è l’ho. È qualcosa su cui ognuno di noi deve riflettere individualmente.
Io, nel mio piccolo, sto cercando di avvicinarmi sempre di più alla slow life (non senza fatica). Una volta capito cosa c'è dentro quel fast food, per quanto veloce e a buon mercato, non riesco a far finta di niente. Penso sia meglio confrontarsi con l’inevitabile incertezza e vivere una vita piena (di gioie e sofferenze), piuttosto che anestetizzarla con un’agenda sempre piena e tanti “eh, ma il mondo va così io che ci posso fare?”.
Però, un avviso per i coraggiosi che si imbarcheranno verso una Slow Life: non fate i bagagli pensando ad una vacanza, sarà un viaggio lungo, faticoso e con diversi momenti di sofferenza (che nel tempo diventerà più una compagna di viaggio che qualcosa da evitare).
Buon appetito! Fammi sapere cosa ne pensi di tutti questi ragionamenti un po’ filosofici e un po’ da “si ok, però anche meno”.
Ci leggiamo presto,
Davide
I miei progetti
👉 Life Design Program
In arrivo nuove masterclass!
Sto organizzando una serie di Masterclass con l’obiettivo è di dare ai professionisti di oggi gli strumenti per vivere al meglio il proprio lavoro.
Vogliamo sondare l'interesse per un incontro tenuto da Beatrice Mula, Co-Founder di Paradygma e super esperta di Notion, e capire gli argomenti che possono essere più utili. Puoi accedere alla waiting list compilando questo brevissimo form 👇
Journaling
Se l’idea di scrivere un diario personale ti stuzzica, nell’ultima newsletter del Life Design Program abbiamo parlato proprio di questo!
Libri
E anche queste settimane sono state piene di letture (forse sto notando che vivere vicino alla spiaggia/mare mi sta aiutando da questo punto di vista).
📚 Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder
È stato il libro da cui è partita la mia fiamma filosofica negli ultimi mesi. Un romanzo che si trasforma in un viaggio nella storia della Filosofia. È scritto, anche, per ragazzi di 14 anni (quindi niente di troppo sofisticato), però certe domande sono sempre rilevanti a prescindere della nostra età.
📚 A piedi nudi sulla terra di Folco Terzani
Da super fan di Tiziano Terzani, sono rimasto incuriosito da questo libro scritto da suo figlio. Una sorta di lunga intervista a Baba Cesare, un italiano che si trasferisce in India e si avvicina sempre di più alla sua cultura e spiritualità. Molto toccante e fa riflettere (soprattutto oggi dove c’è carenza di vere rivoluzioni di pensiero rispetto a quello puramente capitalistico/occidentale).
📚 Un buon posto in cui fermarsi di Matteo Bussola
Bellissima raccolta di racconti, tutti molto toccanti. Il filo rosso che li unisce è la domanda “cosa significa essere un uomo?”. Consigliato soprattutto a chi, per qualche motivo, si sente un po’ perso o “lasciato indietro” nella propria vita.
📚 Wa - The Art of Balance di Kaki Okumura
Una ragazza americana di origini Giapponesi, cresciuta a suon di “hustle culture” e fast food, ritrova nella terre dei sui discendenti una filosofia di vita più sana, più equilibrata. Un po’ “superficiale” a tratti, ma comunque ricco di spunti di riflessione e anche consigli pratici per trovare il nostro equilibro.
📚 Seneca tra gli zombie di Rick Dufer
Un filosofo/scrittore/youtuber/attore/pazzofurioso che con i suoi video su youtube mi sta aiutando molto ad entrare in punta di piedi nel mondo filosofico. Per chi vuole “conoscerlo”, questo è il primo libro che consiglierei in assoluto. Un bel "pugno sui denti” che cerca di svegliarci dalla nostra vita “zombificata”.
📚 L'uomo di marketing e la variante limone di Walter Fontana
È il libro che mi ha fatto più ridere negli ultimi anni. Scritto nel lontano 1995, ancora racconta di un mondo del lavoro molto attuale. Se ti sembra di lavorare per un’azienda “vecchio stile”, il consiglio di lettura è ancora più spassionato.
Luoghi
🎒 Lecce
A bocca aperta ad ogni angolo
Lecce ci ha davvero sorpreso per la sua bellezza architettonica. Camminando per il centro storico ad ogni angolo spunta una chiesa, piazza o palazzo che lascia senza parole.Città a misura d’uomo
Rispetto a Bari, città più grande e “volta al commercio”, a Lecce si respira un’atmosfera più rilassata e che ti fa sentire subito a tuo agio anche da “straniero”.Street food
Beh, una volta assaggiato un pasticciotto artigianale, una puccia con burrata o un pizzo… difficile tornare indietro.
🎒 Dintorni di Lecce
Torre dell’Orso
La spiaggia più bella che abbiamo mai visto in Italia, con nulla da invidiare ad altre mete più famose e esotiche.Otranto
Un bellissimo borgo storico a picco sul mare, molto suggestivo (e anche punto più a oriente in Italia).Gallipoli
Famosa per la movida estiva, in realtà ad Aprile si è rivelata molto tranquilla ed è stato affascinante passeggiare per le sue viuezze bianche con vista mare.
Cose interessanti, riflessioni e domande
💡 A Bari Capitale Digitale
Come ti accennavo all’inizio, ho preso parte a questo evento a Bari ed è stato davvero bello. Tante persone (più di 700), ma comunque si riusciva a parlare con tutti “umanamente” e senza traccia del classico “networking opportunistico”. Consigli di tenere spazio in agenda per l’edizione dell’anno prossimo.
💡 Markettari a Rimini
A proposito di eventi interessanti, a Ottobre ci sarà il Marketers World 2024 di cui ho sentito parlare bene. Alla fine preso da una ventata di ingenuo entusiasmo ho preso i biglietti (se pensi di andare anche tu fammi sapere!).
💡 Disfelicità
A proposito di Rick Dufer e filosofia, ecco un bel video che ti consiglio per capire un po’ di che tipo di “pugni sui denti” parlavo poco fa.
Una fotografia
Fiordaliso nel deserto.
Chefchaouen, Marocco. 2019.
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