For my English speaking friends, click here for the translated version
Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto ti basta rispondere a questa email.
Il nostro soggiorno a Senigallia si è concluso e siamo contenti di aver trovato una città ci piace e ci fa stare bene. Ahimè abbiamo scoperto che il processo di cercare e comprare casa nasconde più insidie del previsto (forse ce lo potevamo aspettare). Quindi, per ora preserviamo la nostra condizione di nomadi a tempo pieno.
Infatti ora ti sto scrivendo proprio in viaggio, per la precisione da Sinaia, una bella cittadina tra le montagne della Romania. Staremo qui tutto Novembre insieme ad una ventina di altri nomadi digitali provenienti da tutto il mondo. Al prossimo giro ti racconterò un po’ di più di come sta andando.
Bando alle ciance e passiamo al tema del giorno!
Voglio parlarti di un dilemma che mi incuriosisce molto, “Le persone sono di natura egoiste o altruiste?”.
Se sei cresciuto in una cultura simile alla mia, probabilmente starai pensando che l’istinto naturale dell’uomo è volto alla propria sopravvivenza e quindi che l’altruismo è un comportamento che si manifesta solo in funzione di questa (e neanche sempre). Prima penso a me e poi, se sotto sotto mi conviene, penso anche agli altri.
Il bel libro dello storico Bregman, “Una nuova storia (non cinica) dell’umanità”, mi ha fatto vedere come questa idea comune sia in realtà distorta e non fondata.
Quindi, ti lascio 3 spunti sul tema che mi hanno colpito e che spero ti possano far riflettere.
1) E se anche i malvagi volessero il bene?
La filosofa e storica Hanna Arendt, mica l’ultima arrivata, ha scritto diversi libri in cui sostiene che l’essere umano non è crudele di per sé, ma si lascia ingannare dal “male che si traveste da bene”. Senza dilungarci troppo nel chiederci cosa significa “male” e “bene” (magari in un’altra newsletter), notiamo come questa teoria sia in accordo anche con la ricerca psicoanalitica più recente in cui si osserva che anche la persona più crudele, violenta e distruttiva trova la radice dei suoi comportamenti non in un istinto naturale, ma in esperienze che hanno definito un’idea distorta, “disfunzionale”, di cosa è bene per se stessa e per gli altri.
Questo non giustifica chi è responsabile di atti violenti e egoistici, però ci aiuta a capirne meglio le motivazioni. Dal mio punto di vista, la cosa più importante di questa “rivalutazione del malvagio” è che ci permette di accettare e capire anche noi stessi. Anche quando agiamo in modo violento o egoista, possiamo riflettere su quali esperienze e credenze ci hanno portato lì, invece che pensare “eh, sono fatto così”.
E allora perché tutti i media e la cultura in cui siamo immersi ci portano a pensare che siamo tutti egoisti e che servono regole imposte dall’alto per non diventare una massa di individui violenti e senza controllo?
Forse perché pensare che gli uomini siano naturalmente malvagi è per certi versi più comodo. Se mi convinco che tutti pensano solo a loro stessi, allora chi sono io per non farlo? Confidare nella generosità, al contrario, è più impegnativo, perché toglie ogni scusa di fronte a comportamenti che dentro di me sento “sbagliati”, e che sono spesso frutto delle mie paure e insicurezze.
2) L’uomo ha una maggiore predisposizione verso il male perché la sua condizione fisica ed emotiva non è adatta alla modernità
Ad un certo punto della storia l’uomo ha smesso di cacciare, raccogliere cibo e “vivere alla giornata” e si è stabilizzato in un posto puntando sull’agricoltura. Bellissimo per gli amanti delle verdure a km 0, però a quanto pare tutta questa stanzialità ci rende più diffidenti verso gli altri.
Il possesso di terre e di tante altre belle cose implica che, un giorno, queste possano essere minacciate da qualcuno che le vuole per sé. Inoltre, per garantire da mangiare a tutti, l’uomo ha iniziato a lavorare nei campi con dei ritmi e delle modalità poco conformi alla sua natura e fisicità. Il buon Bregman ci avverte che oggi più che mai stiamo vivendo una “discrepanza”, siamo esseri viventi con una condizione fisica e mentale non adatta alla modernità (che tra l’altro, oltre al danno anche la beffa, ci siamo costruiti da soli).
Un esempio abbastanza immediato è quello dello zucchero. Quando mangiamo degli zuccheri, il nostro istinto ci spinge a farne scorta perché ai tempi dei cacciatori-raccoglitori (periodo che ci ha accompagnato per giusto qualche decina di migliaia di anni) non era così frequente trovare fonti così preziose di energia. Bisognava, dunque, approfittarne. Ma nella società attuale, dove troviamo cibo dolce ad ogni angolo, questo istinto porta a casi sempre più crescenti di obesità e diabete.
Questo tipo di contrasti sono molto frequenti nel modo di vivere odierno (stare seduti per 9 ore al giorno in una stanza chiusa ti dice qualcosa?) e potrebbero spiegare la ragione per cui l’uomo è diventato sempre più aggressivo e violento.
3) Il contatto fra le persone può abbattere le differenze e far dimenticare i contrasti anche nelle situazioni più difficili
Bregman ci ricorda come durante la Prima Guerra Mondiale, un vero inferno che fece milioni di morti, ci furono anche dei segnali di speranza che ebbero origine da incontri ravvicinati fra le persone.
Il 24 dicembre, a notte fonda, i soldati inglesi e tedeschi si trovavano nelle rispettive trincee in attesa di un attacco nemico. Ma quell’attacco non arrivò mai perché in quel momento gli uomini coinvolti erano animati da ben altro spirito.
Dalla zona in cui erano presenti i tedeschi si levò a sorpresa un canto natalizio che coinvolse anche i nemici inglesi. E quello non fu l’unico caso, anche su altri fronti si verificarono episodi di avvicinamento amichevole fra soldati, che si regalavano sigarette, si donavano piccoli regali o semplicemente chiacchieravano.
Questo vuol dire che la soluzione a tutti i mali del mondo è il Natale? Perché “a Natale puoi?”. Sarebbe bello, ma non è proprio questo il punto.
È il contatto, quello reale, fra le persone che può davvero essere la salvezza per tutto il genere umano. È quindi fondamentale uscire dalle proprie trincee (reali, digitali o mentali) e andare incontro all’altro. Immergersi in culture e idee diverse dalle nostre. Per farlo, però, bisogna avere il coraggio di credere nella bontà dell’uomo, senza scivolare nel cinismo che blocca inesorabilmente ogni possibilità di cambiamento.
Insomma, forse anche io come l’autore sono troppo ottimista, però penso davvero che solo dando fiducia al prossimo possiamo creare una società più forte e indipendente. Solo credendo nella natura altruista dell’uomo possiamo provare a sfuggire ad un “mondo del lavoro disumano”, al dover pagare pure per l’aria che respiriamo e al ritrovarci sempre più connessi (commercialmente) e sempre più soli (realmente).
Cosa ne pensi? Sicuramente è un bel dilemma su cui ci si potrebbe ragionare tutta una vita. C’è anche il libro “Il Gene Egoista” di Richard Dawkins che potrebbe arricchire la conversazione. Battimi un colpo digitale se ti interessa approfondire che magari potrei continuare questa discussione in una prossima newsletter.
Ci leggiamo presto,
Davide
I miei progetti
👉 Masterclass con Riccardo Maggiolo: “Come ridare senso al lavoro“ [Giovedì 14 Novembre]
Una master in cui andremo a comprendere le contraddizioni moderne del lavoro e a ritrovare chiarezza e valore nel nostro percorso personale.
Qui trovi tutti i dettagli sull’argomento e per partecipare. (come sempre, super sconto per gli alumni del Life Design Program).
👉 Masterclass con Giuseppe Costanza: “Come usare gli OKR nella tua carriera“ [Giovedì 28 Novembre]
Una masterclass in cui applicherai gli OKR per pianificare i prossimi passi della tua vita lavorativa o per i tuoi progetti personali.
Qui trovi tutti i dettagli sull’argomento e per partecipare. (come sempre, super sconto per gli alumni del Life Design Program).
Libri
📚 Quit di Annie Duke
Un libro che parla di come a volte la grinta può farci raggiungere grandi risultati, ma anche di come ci può far restare attaccati a cose per cui non vale più la pena lottare. Ecco, l’autrice prova a darci qualche strumento per riconoscere in quale delle due situazioni siamo.
📚 Good Work di Paul Millerd
Non ti fa battere il cuore come il suo primo libro (The Pathless Path), ma comunque una lettura interessante sul concetto di lavoro e di come trovare un equilibrio nella nostra carriera. Sempre molto consigliati i libri e articoli del buon Paul.
📚 Se c'è un posto bello sei te di Gio Evan
Gio Evan è davvero un artista e persona affascinante. Questo suo libro di poesie mi è piaciuto molto per la semplicità del linguaggio, la genialità nei giochi di parole e le forte emozioni che le frasi emanano.
📚 Vivere a squarciagola. Un viaggio in India di Gio Evan
Sempre il buon Gio Evan, però in veste autobiografica. A 18 anni lascia la campagna umbra in cui è cresciuto e parte per l’India quasi senza niente. Non il miglior libro che abbia letto con questi presupposti, però comunque la lettura è piacevole e appagante.
📚 Klara e il Sole di Kazuo Ishiguro
Forse uno dei migliori libri di fantascienza che ho letto quest’anno. Sono un po’ di parte, l’argomento “umanoidi/robot/intelligenze artificiali” mi attira molto. Però davvero ben scritto e ti lascia quella strana sensazione di empatizzare con un essere… vivente? pensante? intelligente? (un po’ fa pensare che siamo già molto vicini a questi scenari che oggi chiamiamo fantascienza).
Luoghi
🎒 Marotta, Italia
Verso la fine dei due mesi a Senigallia, nelle Marche, ci siamo anche imbattuti nella vicina cittadina sul mare, Marotta. Non l’abbiamo esplorata molto, però due cose mi sono rimaste impresse. Un buon pranzo in un baretto letteralmente sulla spiaggia, non conosco tanti altri posti dove sia possibile farlo. La seconda è che viene chiamata “La città del mare d’inverno”, per merito della famosa canzone del cantante Enrico Ruggieri. Interessante riscoprire il fascino delle piccole città di mare fuori stagione.
🎒 Marketers World, Rimini, Italia
A fine Ottobre sono stato 3 giorni al Marketers World. Insieme a più di 2000 professionisti digitali ho partecipato a diverse masterclass, speech, silent yoga e altre cose dai nomi strani. Però, la cosa più bella sono state le conversazioni casuali con altre persone che trasudano da tutti i pori la voglia di lavorare a modo loro, di crearsi a suon di esperimenti la loro strada e carriera.
🎒 Sinaia, Romania
Questa è la cittadina tra le montagne Rumene che ci ospiterà per tutto Novembre. Per ora l’atmosfera è abbastanza in linea alle nostre aspettative. Casette di legno, neve, freddo, pasti caldi e abbondanti, resort con spa. È sicuramente piacevole, però la vera bellezza è essere qui in compagnia di altri 20 nomadi digitali da tutto il mondo. Ed è così che, già durante la prima settimana, ci siamo ritrovati a cucinare piatti tipici Polacchi, parlare 3/4 lingue diverse (nello stesso tempo), fare la sauna sia “alla Finlandese” (Sauna) che “alla Giapponese” (Onsen).
Cose interessanti, riflessioni e domande
💡 Lavori che non abbiamo scelto
Ho letto questa testimonianza di una donna che ha lavorato tanti anni come dentista per bambini, nonostante il suo animo da scrittrice. Ci sono tanti spunti sul concetto di lavoro e su come, a volte, sono principalmente le nostre credenze a limitarci.
Alcuni anni fa un autorevole collega mi esortava: basta, smetti. Gli ho promesso che l’avrei fatto, ma invece di lasciare lo studio ho lasciato passare il tempo. Non ho trovato un permesso dentro di me. Dovevo continuare a scrivere alle quattro di mattina, rubarmi le ore. E più tardi indossare camice e guanti come se avessi dormito abbastanza. Ho costretto le mie giornate e la mia famiglia a contenere l’impossibile
💡 Viaggiare e lavorare per il mondo in compagnia
Se ti stai chiedendo: “Ma dove li hai trovi altri 20 nomadi digitali così pazzi da ritrovarsi tutti in un paesino di montagna?”. Beh, ecco la risposta. Qui trovi il sito del progetto che organizza questi “ritiri” di gioco e lavoro.
💡 Rompersi
Mi è piaciuta molto questa intervista al cantautore Samuele Bersani. Parla delle sue rotture dell’animo e della mente, ma alla fine penso che parli proprio di ognuno di noi.
Una fotografia
Vivere in un fragile equilibrio.
Ho Chi Minh City, Vietnam, 2022.
Se ti è piaciuta questa newsletter e vuoi supportare il lavoro necessario per realizzarla puoi:
☕ Offrirmi un caffè (senza zucchero nel caso, grazie).
👋 Scrivermi e mandarmi un saluto (sempre apprezzato).
📧 Condividere questa newsletter con qualcuno a cui pensi possa piacere.
Se ti sei perso qualche newsletter passata, puoi vederle tutte cliccando qui.
Se hai suggerimenti, domande o semplicemente per un saluto, rispondi a questa email. Sono contento di sentirti!