For my English speaking friends, click here for the translated version
Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto ti basta rispondere a questa email.
Io tutto bene in quel di Senigallia. Ci stiamo godendo la vita lenta, ma neanche troppo, delle città di mare fuori stagione.
Di recente ho letto un bel libro che ho scoperto grazie ad un bookclub a cui mi sono iscritto (se ti piace leggere, ti consiglio caldamente questa pratica anche se un po’ vintage ormai). Si tratta di “Giocare è un'arte” scritto dal filosofo C. Thi Nguyen.
La tesi principale sostiene che il gioco sia un’arte a tutti gli effetti, al pari della musica, pittura, danza, ecc. Se il pittore usa il colore per dare forma alle sue opere, allora il game designer (creatore dei giochi) utilizza regole, obiettivi e ruoli da far impersonare ai giocatori. È un tema molto interessante, però in questa newsletter non voglio farti un trattato filosofico su gioco e arte. Anche perché il buon Thi Nguyen lo ha già fatto molto bene. Però, c’è un elemento nel libro che mi ha fatto molto riflettere e da cui proverò a condividerti alcuni spunti. Sto parlando del concetto di GAMIFICATION (sbammm, ti prego di leggere questa parola nella tua testa con una voce epica e roboante).
Ma che è sta gamification? L’amica wikipedia ci dice: “Si tratta dell'utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di creazione di giochi (punti, livelli, premi, beni virtuali, classifiche) in contesti non ludici”.
Se non conoscevi questa parola, beh sappila, perché negli ultimi anni sta dilagando in tantissimi contesti, soprattutto legati al mondo del lavoro e della produttività. Ora siamo pronti per alcune riflessioni.
1) Dai, dai, ancora uno. Ce la puoi fare!
La gamification si sta rivelando un ottimo approccio per vendere di più, motivare le persone e farle raggiungere obiettivi sfidanti. Basta guardarci intorno per accorgerci di esserne circondati. App che contano i passi fatti nella giornata e ci spingono a farne almeno 10.000. Vai a fare la spesa e puoi accumulare punti per comprare altri punti che poi, forse, se giochi bene le tue carte, potrai convertire in quel tostapane bluetooth che hai sempre desiderato. O pensa anche solo quanta importanza ha per le persone il numero di seguaci che apprezzano le loro foto sui social.
E forse ora starai pensando: “Eh vedi… tutta colpa della tecnologia! Si stava meglio quando si stava peggio”. In realtà, i meccanismi di gamification più forti sono presenti nelle nostre vite da centinaia di anni, se non millenni. Pensa al concetto di stipendio che può salire o scendere in base al raggiungimento di certi obiettivi. Al nostro percorso scolastico fatto di votazioni, classifiche, graduatorie, premi e punizioni. Insomma, questa gamification non sembra essere una recente moda passeggera, anzi.
2) Perché siamo così attratti dal gioco?
I giochi ci permettono di vivere un’esperienza in cui, anche se per un tempo limitato, sappiamo chi siamo e cosa vogliamo. Quando giochiamo assumiamo un ruolo preciso, una nuova identità se vuoi. A volte dobbiamo sconfiggere i nostri avversari trovando la migliore strategia. A volte servirà un buon lavoro di squadra in cui la destrezza è tutto. Altre volte sarà la creatività a guidarci verso il nostro obiettivo. Insomma, dipende appunto dal gioco a cui stiamo giocando.
Quando usciamo dal gioco invece ci ritroviamo in una realtà molto più complessa. Noi siamo noi e non è chiaro quali siano le regole, se ci sono, e quali i nostri obiettivi. La realtà di tutti i giorni, fatta di relazioni, incomprensioni, errori, dubbi esistenziali è decisamente molto più complessa di qualsiasi gioco. Ed è per questo che proviamo una forte attrazione e piacere nel sospendere per un po’ la realtà complessa e nell’immergerci completamente in un nuovo mondo in cui è finalmente chiaro il nostro obiettivo, cosa possiamo fare e cosa no.
Ecco spiegato perché “gamificare” le cose ci aiuta a renderle più chiare, motivanti e attraenti.
3) Quindi basta trattare la vita come un gioco?
A questo punto qualcuno potrebbe pensare: “Beh, allora è fatta! Basta rendere il più possibile la nostra vita simile ad un gioco e riusciremo a essere più motivati e con meno dubbi su cosa dobbiamo fare”. E non sarebbe neanche tanto facile dargli torto. Infatti, oggi viviamo più che mai nell’epoca della gamification. Abbiamo capito che per far fare qualcosa a qualcuno, serve un meccanismo giocoso che lo spinga a perseguire quell’obiettivo. E anche noi, da consumatori di informazioni, ricerchiamo sempre di più questi meccanismi. Vogliamo delle soluzioni che siano chiare, semplici e che ci dicano cosa possiamo o non possiamo fare. Insomma, ci piace sempre di più l’idea che la fuori esistano delle regole e degli obiettivi che una volta scoperti ci permetteranno di vivere in modo “saggio e giusto”.
Il problema con questo approccio però, almeno dal mio punto di vista, è che la vita è così complessa, soggettiva e imprevedibile che non potrà mai essere racchiusa nei contorni di un gioco. In una manciata di numeri da massimizzare rispettando delle regole. In una serie di sfide da superare. Ci si può provare a farlo, ma sarà solo un’illusione che ci si ritorcerà contro quando inevitabilmente succederà qualcosa che non rientra in quel sistema che ci siamo costruiti (o peggio, abbiamo copiato da qualcuno).
E lasciami aggiungere una filosofeggiata… è proprio questa complessità mai del tutto afferrabile che rende la nostra vita così ricca e speciale. È proprio il non avere un obiettivo fisso e delle regole che ci permette di appagare il nostro innato senso di curiosità e dare un senso a queste decine di anni che ci sono concesse nel mondo.
4) Giocare per vivere meglio (e non il contrario).
Quindi, dovremmo smettere di giocare del tutto perché vivere significa altro? Dovremmo eliminare ogni forma di gamification dalle nostre vite? Beh, mi sembra ovvio che questa non sia la soluzione. Il gioco è una parte fondamentale delle nostre vite e lo sarà per sempre. Non a caso quando siamo bambini e senza troppi preconcetti cosa facciamo? Giochiamo! Quando abbiamo tempo libero e ci annoiamo? Va beh, hai capito…
Il gioco ci permette di assumere un’identità ben precisa e viverla, per un po’ di tempo, come se fosse veramente la nostra. Così facendo possiamo vivere tante vite e imparare a immedesimarci in diverse situazioni.
Però, per beneficiare del gioco, è importante che una parte della nostra coscienza si ricordi che è un gioco. Sarebbe un’altra cosa giocare a Monopoly sapendo che potresti veramente finire sommerso di debiti e con l’IMU da pagare su un dannato albergo in Vicolo Stretto, no? È un po’ un paradosso, ma per vivere a pieno un gioco come se fosse vero, bisogna anche ricordarsi che è solo un gioco.
Lo stesso ragionamento vale per le esperienze di gamification che viviamo tutti i giorni. Va benissimo darsi l’obiettivo di fare 10.000 passi al giorno per stare in forma. E anche avere tutta una serie di ricompense, come in un gioco, che ci motivano a farli veramente questi passi. Però, c’è da ricordare che quel numero di passi è solo un obiettivo temporaneo e funzionale a quello reale (stare in forma). Altrimenti ci ritroveremo alle 11:57 a correre intorno al letto per finire quei 100 passi prima che contatore ricominci… Diventeremmo schiavi del nostro stesso “gioco”.
Ma a parte l’esempio un po’ banale dei passi, ci sono anche altre situazioni più importanti in cui confondere i nostri obiettivi funzionali (chiari, misurabili, gamificati) con quelli reali (e complessi, sfumati e mai del tutto chiari) può diventare la nostra rovina. Per esempio la ricchezza è forse è forse l’emblema dell’obiettivo che ha senso perseguire, ma che velocemente prende il sopravvento e ci fa passare dal “voglio più soldi perché almeno posso…” al “voglio più soldi”. Certo che è più semplice svegliarsi alla mattina cercando di guadagnare di più e convincersi che quello sia l’indicatore per capire se stiamo andando bene o male. Però, purtroppo o per fortuna, non funziona così. E lo stesso accade con il concetto di “carriera”, “successo”, “potere”, “popolarità” e tante altre belle cose.
Insomma, va benissimo giocare, ma ricordiamoci che è solo un gioco. La vita è molto di più.
Cosa ne pensi?
Ci leggiamo presto,
Davide
I miei progetti
👉 Scopri l’ultima novità, il Life Design Lab!
Se vuoi applicare tutti i giorni creatività e sperimentazione alla tua carriera (e vita)… beh, questo è il posto giusto per te! (Scopri tutti i dettagli qui).
👉 Arriva una nuova edizione del Life Design Program
La prossima edizione del Life Design Program partirà tra pochi giorni, c’è ancora un posto libero! (qui trovi tutte le informazioni se vuoi candidarti).
Libri
📚 Respiro di Ted Chiang
Bellissima raccolta di racconti di fantascienza che, come spesso accade, descrive ipotetici futuri che hanno tanto da insegnarci sul nostro presente.
📚 Achille e Odisseo di Matteo Nucci
Un bel saggio che metta a confronto i due personaggi principali dei grandi poemi epici. Due opposti che a volte si attraggono e altre si combattono. Due opposti che fanno parte di ognuno di noi ed è importante saperli riconoscere entrambi.
📚 Clear di Scott Snyder
Un graphic novel che mi ha subito stupito per il disegno e colori accattivanti. Anche la trama è ben strutturata e ti tiene incollato pagina dopo pagina.
📚 La figlia unica di Abraham B. Yehoshua
Un romanzo leggero, ma non superficiale. Descrive bene le difficoltà e opportunità di ritrovarsi a vivere con due piedi in due culture (o magari anche più di due). Non sei del tutto l’una o l’altra. È una situazione difficile, a volte molto stancante, però forse ti avvantaggia nel capire che nessuno è una cosa sola cosa ben definita.
📚 Le stagioni della ceramica a Bamgashi di Yeon Somin
Tutto parte da un burnout sul lavoro e la scoperta di una nuova attività, quella di modellare l’argilla e creare ceramiche. È interessante avere una visione di come la tematiche del lavoro, passioni, amicizia e comunità sono viste da una scrittrice Koreana. Une balla storia che racconta il coraggio di rallentare in un mondo che spesso ci incoraggia ad andare sempre più veloci.
Luoghi
🎒 Fano, Italia
Il mese scorso ho partecipato al Carnevale di Fano che, a quanto pare, è il più antico del mondo. Beh, che dire. Molto carino e piacevole. Carri così così, nella media. Però la cosa che mi ha colpito di più (anche letteralmente) sono i cioccolatini che vengono lanciati dai carri. Sono davvero tanti e anche se non ci eravamo dotati di particolari marchingegni per la raccolta ne abbiamo portati a casa più di 3 kili!
🎒 Urbino, Italia
Bellissimo borgo Marchigiano, forse la città più bella esteticamente e come atmosfera della regione (tra quelle che ho visitato). Da menzionare la vista della città che si può vedere da un parco leggermente sopraelevato (vedi foto in fondo).
🎒 Fermo, Italia
Anche questa città, che conoscevo meno per fama, si è rivelata molto affascinante e caratteristica. Sopratutto per l’imponente duomo gotico posto in cima alla città da cui si ha una vista mozzafiato.
Cose interessanti, riflessioni e domande
💡 Buongiorno signora, ho un bambino a suo nome, le risulta?
A quanto pare all’inizio del 900’ si poteva spedire un bambino per posta, con francobollo e tutto. Non so se sia una buona idea, ma nel dubbio non ditelo ad Amazon.
💡 Contanti o faccia?
Già da un po’ in Cina si può pagare nei negozi con il riconoscimento facciale collegato al proprio conto corrente. Beh, interessante. Ora inizio a capire i vecchietti che non si fidano di pagare con la carta.
💡 Come parlare del nulla, ma farlo molto bene.
Una fotografia
Città Ideale.
Urbino, Italia. 2024.
Sostieni la newsletter
Se ti è piaciuta questa newsletter e vuoi supportare il lavoro necessario per realizzarla puoi:
☕ Offrirmi un caffè (senza zucchero nel caso, grazie).
👋 Scrivermi e mandarmi un saluto (sempre apprezzato).
📧 Condividere questa newsletter con qualcuno a cui pensi possa piacere.
Se ti sei perso qualche newsletter passata, puoi vederle tutte cliccando qui.
Se hai suggerimenti, domande o semplicemente per un saluto, rispondi a questa email. Sono contento di sentirti!