#8: Solo andata
Prima di partire alla volta del castello, decise di cercare un vecchio signore che viveva ai margini del villaggio. Si diceva fosse uno dei cavalieri che provarono invano a liberare la principessa…
Ciao,
Ieri sera mi trovavo in aeroporto e ho scritto di getto questa newsletter, mi piaceva lasciartela così, senza troppe rielaborazioni.
[Sfondo nero. Suono di esplosione. Tutto maiuscolo a schermo]
14 ORE PRIMA
Ore 20:00 (21:00 in Italia). Mi trovo nell’aeroporto di Lisbona, ma a questo giro la mia destinazione non è la bella capitale Portoghese, bensì Madeira, un’isoletta portoghese in mezzo all’oceano atlantico.
Non voglio soffermarmi troppo sui i dettagli della meta (che tra l’altro neanche io ho ancora approfondito granché). Ti lascio un link al buon vecchio Wikipedia se sei curioso.
Colgo l’occasione per condividere con te un pensiero sui viaggi con solo il biglietto di andata.
La prima osservazione è che non è così comune al giorno d’oggi partire con solo il biglietto di andata in mano. Fin da piccolo ho sempre visto il viaggio come un periodo di tempo bene preciso, con un inizio e una fine e spesso associato al periodo delle agognate “vacanze”.
Invece ora, per la seconda volta, mi ritrovo ora ad avere un biglietto di sola andata.
Se per caso ti stai chiedendo “Davide, ma sei impazzito? Troppa quarantena tutta insieme?”.
Faccio alcune premesse. Non sto partendo per sempre (che poi, anche se fosse, come si fa a sapere se sarà per sempre?). Non mi sto trasferendo in Portogallo. Non ho lasciato il lavoro in un impeto ribelle per combattere una silente prigionia imposta dalla società occidentale (troppo? Vabbè hai capito).
Avendo la fortuna di poter lavorare da remoto, ho deciso di spendere un po’ di tempo a Medeira. E dico in generale “un po’ di tempo” proprio perché non ho preso un biglietto di ritorno. L’idea è di esplorare l’isola per almeno un mese e poi decidere il da farsi.
Comunque, tornando a noi.
Riflettevo che quando abbiamo già una data di ritorno prefissata si verificano, almeno per me, due condizioni. La prima è che dal primo giorno di viaggio inizio inconsciamente a fare un conto dei giorni rimanenti. E, con l’avvicinarsi del imprescindibile ritorno, aumenta la sensazione spiacevole di rinuncia al nuovo mondo in cui mi trovo (spesso percepito solo per le sue bellezze). La seconda condizione, che si accosta all’amarezza che tutto finirà, è l’apparente sicurezza del futuro. Magari non sarà piacevole al momento tornare, ma mi conforta sapere quando e come sarò di nuovo in un posto che chiamo casa, per ritrovarmi nuovamente con luoghi e persone a me così familiari. Sovrapponendo le due condizioni, posso concludere che con una data di ritorno prefissata, la mia mente rimarrà sempre un po' ancora a casa, nel bene e nel male.
Quando invece non c’è il biglietto di ritorno, le cose cambiano. Le emozioni scaturite dalle due condizioni praticamente si invertono.
All’ansia da ritorno si sostituisce un senso di libertà ed eccitazione per la nuova avventura. Mentre, al posto della sicurezza del ritorno, compare una sensazione d’incertezza sul futuro che disorienta e un po’ spaventa.
Però, personalmente vedo di positivo che il famoso ritorno, come per magia, non è più un ritorno. Non sarà più la conclusione di un viaggio iniziato, una “fine”. Ma, bensì l’inizio di un nuovo viaggio, che esso sia verso la propria città natale o un’altra meta.
Il mezzo di trasporto potrebbe essere lo stesso di quello che avremmo scelto fin dall’inizio, e magari anche il giorno. Ma la grande differenza, sarà la possibilità di scegliere. Scegliere quando muoversi di nuovo, invece che attenersi al piano imposto da esigenze esterne o da un me stesso del passato che pensava che quello fosse il giorno migliore.
Non saprei quale sia il modo migliore per viaggiare e probabilmente, come tutto nella vita, dipende dalle situazioni (se, come spesso accade, abbiamo due settimane di ferie a disposizione, c’è poco da decidere ahimè).
Però, ti consiglio di non trascurare la differenza tra le due esperienze e di almeno una volta viverle entrambe.
Finisco con un ultima riflessione (probabilmente dettata dalla stanchezza del viaggio e quindi non darci troppo peso).
Forse anche la nostra vita è come un viaggio di cui non sappiamo la data di ritorno. E in tal caso, non ci resta che farcene una ragione, non farci abbattere dall’insicurezza e goderci il senso di libertà che deriva da una fine incerta.
Ci leggiamo presto,
Davide
P.S. Se hai qualche domanda su Madeira, viaggiare lavorando o qualsiasi altra cosa, non esitare a scrivermi 😉
Libri
A questo giro sono molto contento di poterti parlare di tre libri che ho letto ultimamente e che tutti e tre mi sono piaciuti tantissimo!
Give and Take di Adam Grant
È conveniente essere generosi oggigiorno? L’unico modo di raggiungere i nostri obiettivi deve essere la competizione a sfavore dei nostri “avversari”?
L’autore ci mostra come la maggior parte delle persone di successo sono dei “giver” e come diventare persone generosi senza farci sfruttare da chi è abituato a prendere e basta.Helgoland di Carlo Rovelli
Un’immersione nel mondo della fisica quantistica. Un saggio che anche senza conoscenze pregresse di fisica, ci svela uno dei dilemmi più grandi sulla comprensione del mondo e un nuovo sguardo sulla nostra realtà.
P.S.: Non guarderete mai più un gatto in una scatola nello stesso modo.Company of one di Paul Jarvis
Veramente un bel libro che ci mostra una visione diversa di fare impresa da quella comune che punta a far crescere i profitti e il numero di dipendenti sempre di più. Consigliato soprattutto a chi ogni tanto si chiede sul lavoro “Perché sto correndo così tanto? Dove sto andando?”.
Cose interessanti, riflessioni e domande
Scendere dalla ruota per criceti
Ti condivido un bell’articolo che ci ricorda quanto sia importante fermarci e chiederci cosa stiamo facendo per non rimanere bloccati in uno stato di autopilota sempre impegnato. Si intitola “L’illusione della produttività”.
(L’autrice dell’articolo, Anne-Laure Le Cunff, ha tra l’altro un’ottima newsletter sui temi di psicologia e produttività che vi consiglio).Qual è la differenza tra invenzione e innovazione?
Se sei curioso ti consiglio questo articolo/podcast.Questa volta invece che un video TED ti lascio un video di Marco Guzzi; poeta, filosofo e conduttore radiofonico italiano.
Una scarica di energia che ci porta riflettere sul mondo in cui viviamo e a “reagire”, senza subire passivamente.
Un grazie particolare a un amico e lettore della mia newsletter che mi ha fatto scoprire questo video.
Una fotografia
È nata.
Lisbona, Portogallo. Adesso.
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