#30: Fermarsi
"Ecco, sta riprendo gli occhi!". "Quante sono queste? Ti ricordi come ti chiami? Ci hai fatto prendere un bello spavento!".
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Ciao, come va?
So che scrivere un’email non è così divertente (e un po’ fuori moda).
Così se ti va di salutarmi ora ti basta cliccare qui sotto. (Se è un po’ che non ci sentiamo clicca con ancora più forza!)
Noi ci stiamo godendo la bella isola di Bali, in particolare Ubud (alcune considerazioni le trovi nella sezione “Luoghi”).
A breve ci sposteremo in Thailandia per una nuova avventura.
In questa newsletter ho preso ispirazione da un libro che ho letto di recente, Atomic Habits di James Clear.
È uno dei libri più famosi in ambito abitudini, e devo dire non a caso.
Con un linguaggio semplice e coinvolgente l’autore sintetizza tantissimi concetti riguardo al funzionamento della nostra mente, come funzionano le abitudini e come gestirle.
Però, non sono qui per provare a spiegarti tutto ciò che riguarda le abitudini (ti consiglio di leggere il libro se ti interessa l’argomento).
Voglio invece approfondire un piccolo dettaglio, accennato verso la fine del libro, che mi ha fatto molto riflettere.
L’idea generale è che concentrarsi esclusivamente sulle nostre singole abitudini e obiettivi ci fa perdere la visione di insieme. Ci dimentichiamo il motivo che ci ha spinto cominciare a praticare qualcosa.
E quando perdiamo la visione di insieme, si aggiunge il rischio di rimanere intrappolati nelle nostre abitudini, finendo per identificarci con queste.
Cerco di farti degli esempi per spiegarmi meglio.
Se siamo abituati ad agire e pensare di essere un atleta. Nel momento in cui non saremo più in grado di gareggiare o praticare il nostro sport, sarà un trauma per la nostra identità. Lo stesso per tante altre situazioni analoghe.
Quindi primo passo è di evitare di rimanere bloccati nella definizione di chi siamo, riportando i nostri valori non alle abitudini pratiche che abbiamo al momento o cariche date dall’esterno. Bensì, pensando a ciò in cui veramente crediamo e che niente e nessuno potrà mai toglierci.
Invece che dire “sono un atleta” è meglio pensare “sono una persona che sa essere disciplinata e a cui piacciono le sfide fisiche”.
Invece che dire “sono un imprenditore” è meglio pensare “sono una persona a cui piace creare nuove cose e aiutare le persone”.
Invece che dire “sono un lettore” è meglio pensare “sono una persona curiosa a cui piace imparare nuove cose”.
Per quanto riguarda invece il rischio di perdere la visione di insieme, mi è piaciuto molto l’approccio dell’autore nell’avere due momenti di revisione all’anno sulle proprie abitudini, obiettivi e vita in generale.
James Clear, l’autore, li chiama “Annual Review” e “Integrity Review” (ti lascio i link per vedere i suoi esempi personali).
Nel mio piccolo anche io, senza rendermene troppo conto, ho introdotto dei momenti durante l’anno in cui mi fermo, faccio qualche analisi e penso a come stanno andando le cose.
La struttura di James mi ha aiutato a riflettere sulla mia e a ridefinirla meglio, in modo che sia più facile ripeterla ogni anno, migliorarla ecc. (tutti concetti in accordo con gli insegnamenti di Atomic Habits del resto).
Ti condivido le riflessioni raccolte finora:
Retrospettiva annuale
A fine anno, solitamente verso Dicembre, faccio un resoconto di cosa ho fatto, i mei progressi (o mancanza di questi) ecc.
Durante questo processo le domande principali che mi faccio sono: “Cosa è andato bene?”, “Cosa è andato male?”, “Cosa ho imparato?”.
Oltre a considerazioni generali su come è andato l’anno e la mia vita, al momento ho due ambiti dove tengo traccia dei progressi.
I libri.
Mi piace tenere traccia di quello che leggo (utilizzando la super piattaforma 10libri.it), o un obiettivo di 52 libri all’anno e a fine anno faccio una lista dei 10 libri che più mi sono piaciuti con un breve commento (forse ti è capitato di vederli qui).
Le mia finanze.
Probabilmente per alcuni un ambito un po’ meno divertente dei libri.
Ma, ormai da anni, sono abituato a tenere un “Bilancio personale”, dove mi segno tutte le entrare, uscite, investimenti e via dicendo.
Mi aiuta a tenere la situazione sotto controllo (sopratutto da quando viaggio costantemente, non è banale capire quanto spendo).
Ho un mio obiettivo annuale, legato all’idea di indipendenza finanziaria (magari te ne parlerò meglio in un’altra newsletter. Scrivimi se ti interessa).
E a fine anno faccio la “chiusura del bilancio”, dove aggiusto bene tutti i numerelli e setto un obiettivo per l’anno successivo.
Come vedi non utilizzo questo momento per pormi incredibili nuovi propositi (anche se la tentazione è forte). Cerco di attenermi a guardare indietro e riflettere.
In una delle primissime newsletter avevo proprio parlato del perché vedere la fine dell’anno come momento per i nuovi propositi sia rischioso (se sei in vena di un momento amarcord, la trovi qui).
Revisione annuale
In questo caso invece si riflette sui nostri valori, se sono ancora li stessi e se ci stiamo comportando tenendoli in considerazione.
Insomma, si cerca di rispondere alla domanda “Che persona voglio essere?”.
Non ho mai fatto una revisione di questo tipo con frequenza annuale, e da quest’anno proverò ad iniziare.
L’idea è di riprendere (o creare) la nostra lista di valori, abitudini, obiettivi di vita e chiedersi: “Quali sono i miei valori ad oggi? Sono li stessi di un anno fa?”, “Sto vivendo seguendo i miei valori?”, “C’è qualcosa che posso migliorare?”.
Questo momento, volutamente separato della retrospettiva (magari a metà anno per distanziarli al massimo) lo ritengo fondamentale.
È ciò che ci permette di smettere di faticare a testa bassa verso obiettivi che ormai diamo per scontati.
Non c’è niente di più triste di lavorare per anni e poi rendersi conto che non si sa più il perché lo stiamo facendo.
Questo è il momento per rinnovare un bel “Si, questa è la persona che voglio essere!”, ricaricare la motivazione e eventualmente aggiustare il tiro.
E tu hai dei momenti, più o meno strutturati, in cui ti fermi a riflettere? Come sono? Che cosa fai in questi momenti?
Sono molto curioso di scoprirli se ti va di raccontarmeli.
Se hai qualsiasi domanda su questo o altri argomenti, come al solito, scrivimi!
Ci leggiamo presto,
Davide
Libri
📚 Uomini e topi di John Steinbeck
Una breve storia, ma molto intensa.
Un libro scritto come la sceneggiatura di una rappresentazione teatrale, con un linguaggio semplice, diretto. Come del resto i due protagonisti.
📚 The Culture Map di Erin Meyer
Devo ammettere che questo libro ha superato le mie aspettative.
Mi ha fatto riflettere sulle diverse culture con cui entro in contatto da una diversa prospettiva.
Quindi, se mi ha fatto cambiare idea su qualcosa, non posso che consigliarlo e ringraziare l’autrice!
Insomma, consigliatissimo! Sopratutto per chi vive e/o lavora con persone provenenti da altre culture.
📚 Lee Kuan Yew di Graham Allison
Letto mentre eravamo a Singapore. Un’intervista al ex-primo ministro di Singapore, Lee Kuan Yew, considerato il "padre della Patria".
Non sono un gran appassionato di politica, ma in questo libro ci sono tanti interessanti punti di vista sul mondo e su come si può gestire uno stato.
Sono convinto che in pochi anni il Sud Est Asiatico avrà un grande impatto sull’economia mondiale. Questo libro aiuta a capire come e perché.
Luoghi
Bali, Canggu e Seminyak
Tanti turisti
Abbiamo passato le prime due settimane al sud di Bali, dove ci sono le principali spiagge e mete vacanziere.
Le nostre impressioni sono state confermate, davvero tanti turisti con negozi e ristoranti adattati di conseguenza.Seseh
Abbiamo scoperto anche delle zone, sempre vicine alle spiagge, più tranquille e “local”. Per esempio una chiamata “Seseh”.
Se non sei un amante di gruppi di Australiani che cantano a squarciagola la sera, è un buon posto a cui puntare.Davvero Bali è il miglior posto per nomadi digitali?
Spesso si dice che Bali sia uno dei posti migliori al mondo per lavorare da remoto, sopratutto l’aera di Canggu.
Confermo che in tanti la pensano così guardando al gran numero di nomadi digitali in questa area.
Dal mio punto di vista, mi sono un po’ ricreduto.
Concordo che Bali sia una bella destinazione per quanto riguarda temperatura, prezzi, mare, divertimento (e già non è poco eh).
Però, la mia impressione è che, rispetto ad altri luoghi per nomadi digitali, qui si fa più fatica ad entrare veramente nell’ottica lavoro.
Tanti giovani hanno uno stile di vita più improntato al divertimento e relax piuttosto che lavoro (e va benissimo così).
Diciamo che forse sta diventando una meta più per “vacanze con il pc” che reale nomadismo digitale.
Bali, Ubud e dintorni
Una località più autentica
Seppur sempre con molti turisti, Ubud si è rivelata una metà con più “personalità”.
Qui ci siamo sentiti veramente immersi in una nuova dimensione e cultura.Rituali e tradizioni
Mi hanno molto affascinato alcuni rituali Balinesi legati alla religione Induista (la più diffusa sull’isola, a differenza della maggioranza Musulmana nel resto dell’Indonesia).
Il primo è quasi impossibile da non notare. Si tratta dell’abitudine di lasciare un’offerta alle divinità davanti alle entrate di case, negozi, templi ecc. Piccoli cestini con dentro frutta, fiori, spezie, incenso e altro.
Tutti i giorni questi cestini vengono preparati con cura e lasciati per strada, dove vengono immancabilmente pestati dai passanti poco attenti o dai motorini. Interessante processo.
Il secondo è il Rituale della Purificazione in cui ci si immerge in delle piscine di acqua ritenuta sacra e si pulisce “corpo, anima e spirito”.
Ho chiesto ad un ragazzo che aveva finito il rituale ogni quanto fosse comune farlo e mi ha risposto con un sorriso “Ogni quanto serve”.
Mi è piaciuta come risposta.Il caffè più costoso al mondo
Abbiamo assaggiato il caffè più costoso al mondo (trascurando quello del bar in Piazza San Marco a Venezia).
Si chiama Kopi luwak e probabilmente non ti piacerà sapere perché è così costoso (ho lasciato il link a tuo rischio e pericolo).
Cose interessanti, riflessioni e domande
I più felici al mondo
È stato rilasciato il “World happiness report 2022”. Qui trovi la classifica degli stati più felici al mondo.
Non ho fatto un’analisi molto approfondita, ma due cose mi sono sembrate interessanti fin da subito.
La prima è che non è così forte come mi sarei aspettato il fattore legato al “potere economico”. Alcuni stati molto ricchi sono agli ultimi posti (e viceversa).
Le seconda è che tutti i primi 19 stati, quindi un bel po’, hanno in comune un tipo di comunicazione “low context” (ho imparato questo termine grazie al libro sopracitato The Culture Map).
In questi stati non servono tanti elementi di contesto per comunicare. Le persone sono solitamente chiare e dirette.
Che questa “semplificazione” del linguaggio sia la chiave per vivere in modo più felice?
Col
trattoremonopattino in tangenziale…
Mi ha incuriosito molto sapere che durante Yom Kippur, il giorno più sacro per la comunità Ebraica, Israele si ferma (letteralmente).
Per un giorno interno non ci sono più macchine sulle strade. È diventata usanza, per alcuni cittadini meno osservanti, godersi le autostrade vuote con biciclette, monopattini e roller (cliccare per credere).
Qual è l’ultima volta in cui ti sei, veramente, divertito?
La scienza ci dice che dobbiamo divertirci di più (e chi siamo noi per dire di no?)
Una fotografia
“Guardami che io ti guardo. E quando ti ho guardato, basta.”
Tegallalang, Bali, Indonesia. 2022.
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