#42: Quello spaventoso lettino
APPEL DU VIDE (Francia): tentazione, poi frenata, di compiere un’azione che ci metta in pericolo. Un inspiegabile richiamo a buttarsi nel baratro.
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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto rispondi a questa email o clicca qui.
Al momento ti scrivo dalla frenetica Hanoi. L’emozionante giro del Giappone è finito e nelle ultime due settimane abbiamo viaggiato per il nord del Vietnam (come sempre trovi qualche descrizione in più nella sezione “Luoghi”).
Questa newsletter la dedico ad un tema che mi è molto vicino, la terapia psicologica (insomma andare dallo/a psicologo/a).
Essendo un tema molto delicato è ancora più doverosa qui la premessa (che comunque faccio praticamente sempre) per ricordare che quelle che leggerai sono considerazioni personali con l’obiettivo di condividere la mia esperienza, dare degli spunti e assolutamente non convincere nessuno di niente. Detto ciò possiamo iniziare.
Per me scrivere di questo argomento è un po’ strano, e faticoso, perché nell’ultimo anno ho cambiato radicalmente la mia idea sulla terapia psicologica e le sue implicazioni.
Fino a qualche anno fa avevo un’opinione a metà tra l’indifferenza, il sospetto e la paura. Pensavo che andare dallo psicologo non fosse assolutamente qualcosa che facesse per me.
E invece… ho iniziato un percorso di terapia, circa un anno fa, e sono qui a scrivere che è stata una delle decisioni migliori che abbia mia preso nella mia vita.
Ma procediamo con calma. Come è possibile che da profondo sospetto e paura sia passato ad un’opinione opposta?
Non è stata sicuramente una rivelazione illuminante avuta sotto un albero di fico. Infatti te ne parlo ora, dopo anni in cui ho avuto la fortuna di confrontarmi con opinioni diverse dalla mia e sopratutto dopo aver sperimentato sulla mia pelle un anno di terapia.
Questo lento cambio di prospettiva è iniziato grazie alla mia ragazza. Negli ultimi anni mi ha fatto capire quanto un percorso di terapia psicologica possa essere di aiuto. Essendo una delle persone che stimo di più e con tanti, fin troppi, punti in comune la mia visione negativa della terapia ha iniziato a vacillare. Inoltre davanti alle difficoltà della vita la mia ragazza ha provato a suggerirmi, fortunatamente senza pressioni, di sentire uno psicologo.
Ahimè, anche se avevo iniziato a considerare l’idea era troppo difficile per me fare il passo e così per anni ho lasciato perdere. Pensavo: “La terapia può essere di aiuto, ma non fa per me”.
Però, nella vita c’è sempre un però, da qualche tempo sentivo un vuoto. Una mancanza. Come se dentro di me, nonostante avessi mille motivi per essere felice, non riuscissi a sentirmi sereno.
E come ha sempre fatto praticamente per tutta la vita, l’amica razionalità veniva in mio aiuto dicendomi che questa mancanza doveva avere un motivo e che una volta identificata e rimossa la causa sarebbe andato tutto bene.
Così, armato di ragione e impegno, mi sono messo a fare una lista di tutto quello che desideravo accadesse nella mia vita. “Ah, che soddisfazione”. Avevo un piano, una traccia da seguire per poter finalmente far sparire quel vuoto.
Poi, circa un anno fa, sono finalmente riuscito a completare ogni voce della lista. Mi trovavo a Creta, in una casa fronte mare, con la mia ragazza, in salute, con un lavoro ben pagato e che mi piaceva, lavorando da remoto e potendo decidere quando e dove lavorare… la lista era più lunga ma penso che hai capito l’idea.
Tutto quello che potevo augurarmi si era avverato.
Però… nonostante l’assenza di problemi e con il vento salato tra i capelli… il vuoto c’era ancora. Panico. “Ma come può essere? Se ho tutto quello che volevo e comunque sento questa mancanza allora forse sono destinato a sentirmi incompleto per tutta la vita?”.
In quel momento, quando appartenente avevo tutto, ho ceduto e ho detto: “e va bene, non so cosa altro fare… proviamoconstopsicologomannaggiachilhainventato”.
E così da quel momento è iniziato il percorso che mi ha fatto cambiare idea sulla terapia e aiutato tantissimo a navigare nella vita.
Va bene. Momento emozionale finito. Puoi sganciare la cintura e tirare giù il tavolino se vuoi.
Lo so che ora stai pensando “tutto molto bello e toccante… maaa quindi? Chemmistaiaddí?”
Ci arrivo. Ho pensato che il modo migliore per combattere dei pregiudizi sia di metterli in mostra. Ce ne sarebbero tanti ma ho scelto quelli che penso possano essere i più diffusi e importanti. Per ogni pregiudizio ti riporto più o meno cosa pensavo qualche anno fa e cosa invece penso al momento.
Iniziamo.
1) Se vai dallo psicologo hai dei problemi seri (aka sei messo male)
Pensavo che andare dallo psicologo significasse avere dei seri problemi con la propria psiche. Per esempio essere depressi, non riuscire a uscire di casa, avere tendenze omicide o altri casi simili (ovviamente il tutto condito con quel pizzico di ignoranza e informazioni tratte dai famosi film holliwoodiani che non guastano mai).
La mia immagine mentale era quella di una persona con evidenti problemi, pallida, che si lascia andare con sconforto su un lettino di pelle molto morbido. Nel mentre un psicologo vestito stranamente troppo elegante accavalla le gambe, si riposiziona i grandi occhiali con un dito e mentre si massaggia il mento esordisce con qualcosa del tipo “bene, mi parli di sua madre…”.
Ecco questa era l’idea che avevo dell’”andare dallo psicologo”. E la volevo evitare ad ogni costo. Sarebbe stata l’ammissione che anche io ero finito nell’infelice gruppo di persone che si accasciavano sul divano e chissà se si sarebbero mai alzate.
Fortunatamente ora ho lasciato andare questi pregiudizi. Ho capito che fare terapia non è qualcosa di cui vergognarsi o preoccuparsi. Anzi, se mai è un motivo in più per rassicurarsi che ci si sta prendendo cura della propria salute.
Un po’ come quando si va dal dentista. Sia che tu abbia un dolore lancinante o devi fare una pulizia di routine, sarebbe strano pensare che il farsi aiutare da un professionista sia motivo di vergogna.
Infatti ora penso proprio l’opposto, chiunque può beneficiare da delle sedute di terapia. Ovviamente c’è chi ne più bisogno e chi meno, ma sicuramente male non fa.
2) Andare dallo psicologo è pericoloso (aka se per caso non hai dei problemi seri, lui te li trova)
Un’altra idea negativa era che andare dallo psicologo fosse pericoloso. Parlare con uno sconosciuto che per anni aveva studiato come manipolare e interpretare i pensieri non mi piaceva granché. “E se poi mi mette in testa delle idee strane? E se poi scopro che tutto quello che penso è un’illusione? E se poi scopro di essere infelice?”.
Ho capito facendo terapia che questa paura era infondata. Un bravo psicologo non ti dirà mai cosa fare, cosa pensare o altro. Il suo lavoro consiste nell’aiutarti a capire di più di te stesso, dei tuoi pensieri e comportamenti. Non è un guru che ti indica la soluzione ai tuoi problemi. Se come me sei preoccupato che uno psicologo ti possa far fare o pensare cose che non vuoi, non preoccuparti. Al contrario ti aiuterà a capire ancora meglio quello che vuoi e a avere più chiarezza.
3) Andare dallo psicologo è solo per ricchi (aka è per chi ha così tanti soldi che i problemi se li vuole andare a cercare)
Pagare per parlare con qualcuno. Pensavo che, tolti i casi più gravi, andare dallo psicologo fosse un lusso per chi aveva cosi tanti soldi da non aver niente di meglio da fare che sedersi e parlare con uno sconosciuto. Non so bene perché, ma dentro di me avevo l’idea che andare dallo psicologo fosse uno spreco di soldi. Un investimento talmente alto che in pochissimi casi valeva davvero la pena fare.
Anche qui mi sono ricreduto, in parte. Senza dubbio fare terapia non è economico e purtroppo non tutti possono permetterselo. Però ho scoperto che è molto più accessibile di quanto pensavo (ci sono anche centri gestiti dalla sanità pubblica e bonus che lo stato mette a disposizione. Non voglio entrare nei dettagli economici, per quello ti basta una googlata).
Sono convinto che se qualcuno ha uno stipendio nella media Italiana (che comunque ahimè e tristemente basso rispetto ad altri stati sviluppati) la terapia ha un costo accessibile. Certo magari dovrai risparmiare un po’ su qualcos’altro. Forse dovrai aspettare per comprare l’ultimo modello di smartphone o andare fuori a cena qualche volta in meno. Ma davvero penso che non rimpiangerai l’investimento.
Tra l’altro, se proprio vuoi fare l’economista razionale, considera che quando non si sta bene con i propri pensieri si rischia di cercare soluzioni esterne e distrazioni. Comprare più cose, mangiare di più, usare farmaci, dipendenze di vario tipo, fare scelte impulsive da cui poi dobbiamo allontanarci. Insomma tutte cose che comunque, anche solo da un punto di vista economico, costano (e anche caro). Tanto vale investire quella somma nella propria salute mentale e magari risparmiarci anche qualcosa.
Ma anche se non fosse così, prendersi cura della propria salute mentale non ha prezzo. C’è poco da fare.
4) Andare dallo psicologo è per chi non ha neanche un buon amico con cui parlare (aka è per gli emarginati)
Nutrivo un forte sospetto sull’efficacia della terapia psicologica. “Ma cosa ne sa uno sconosciuto di me? Di chi sono, cosa penso? Chi è lui per giudicare se sono “tutto apposto” o meno? Ma vuoi mettere parlare invece con un buon amico che mi conosce bene e ha davvero a cuore il mio interesse?”.
Anche qui ho cambiato idea. Iniziando a fare terapia mi sono accorto di quanto diverso sia l’approccio con cui si parla ad uno psicologo rispetto agli amici e persone care. Magari gli argomenti sono gli stessi e ci si apre allo stesso modo, ma il tipo di ascolto e le risposte che riceverai sono molto diverse. Uno psicologo non ti darà mai un consiglio o opinione personale, un buon amico invece si. E sono due “risposte” entrambe importanti.
Un buon amico ti conosce, ti consiglierà pensando al tuo bene. Ma proprio perché c’è un forte legame personale non potrà mai essere imparziale e farti riflettere senza farsi condizionare dalle tue emozioni. Ed è giusto che sia così.
Uno psicologo invece è allenato ad ascoltarti senza dare giudizi e facendoti le domande giuste per farti riflettere. Per andare in profondità e far emergere parti di te che magari non volevi neanche far uscire, sicuramente non davanti ad un amico.
Le due relazioni, con i nostri confidenti e con uno psicologo, non sono in alternativa. Anzi, si completano e rafforzano.
5) La psicologia non è una scienza (aka è tutta fuffa)
Dopo 5 anni di liceo scientifico e altrettanti di studi di ingegneria, tutto quello che non era stato misurato con un p-value minore di 0.05 non esisteva per me (se non hai capito questa frase non preoccuparti, è probabile che stai meglio così).
A parte gli scherzi, avevo un’idea della psicologia più o meno come l’oroscopo. Interessante, a volte divertente, ma ben poco utile ai fini pratici. (Chi crede nell’oroscopo non me ne abbia, posso cambiare completamente idea solo su poche cose alla volta).
Pensavo che avesse un senso, tante persone la studiavano quindi qualcosa di utile doveva esserci. Però non essendo una scienza esatta rientrava nella mia mente nel compartimento “Grazie, ma no grazie. Non compro niente”.
Infine anche su questo punto ho cambiato idea. O meglio, penso ancora che la psicologia non sia una scienza esatta. Però è il meglio che abbiamo a disposizione per prenderci cura della nostra salute mentale.
Magari un giorno gli scienziati capiranno esattamente come funziona il nostro sistema mente-corpo, come controllare i pensieri e da dove si origina la coscienza. Magari quel giorno arriverà e risolveremmo una depressione come un raffreddore. Ma molto probabilmente non sarà a breve termine. Quindi, nel mentre, meglio affidarsi a degli esperti e quello che hanno imparato facendo ricerca sperimentale.
Ovviamente ci sono anche tante altre strade per ottenere simili benefici. Spiritualità, religione, mindfulness, arte, natura, volontariato, comunità, ecc. Ma tutte queste strade non sono in esclusione. Si possono percorrere insieme, e ognuna darà ancora più forza e vitalità alle altre. (Magari meglio partire per gradi e non buttarsi su tutte subito. E interessante passare mesi in silenzio a disegnare con i piedi in un monastero vegano in Tibet. Però iniziare con una seduta dallo psicologo solitamente è più pratico).
Spero che queste riflessioni ti siano piaciute e magari anche un po’ divertito. Ma sopratutto, spero che se anche tu senti qualcosa di simile a quel vuoto dentro, ti sarà più facile provare a parlarne con uno psicologo e vedere come va.
Scrivimi e fammi sapere cosa ne pensi, mi fa piacere parlarne.
Ci leggiamo presto,
Davide
P.S. Per non darti false speranza, sottolineo che quella mancanza che sentivo non è magicamente sparita grazie alla terapia. Andare dallo psicologo non ti toglierà tutte le difficoltà della vita e la relativa sofferenza. Però, ti darà gli strumenti per saperle affrontare e anche, con il tempo, riconoscerle e accettarle (su questo ne ho parlato di più nella scorsa newsletter).
P.P.S Forse ti chiederai come posso seguire una terapia nonostante i continui viaggi per il mondo. È possibile grazie a delle innovative piattaforme che permettono di avere delle sedute con un psicologo a distanza, in videoconferenza (io mi sono affidato a Serenis e mi trovo molto bene). Non so bene se sia meglio, peggio o uguale fare le sedute in video rispetto che in presenza. Però se magari anche per te alcuni ostacoli sono il posto in cui ti trovi, il tempo per andare fisicamente in uno studio, non conoscere nessuno psicologo/a o il costo (da remoto costano meno le sedute), questi servizi ti possono aiutare.
Libri
📚 Sotto una cupola stellata di Margherita Hack
Una bella intervista ad una delle scienziate italiane più famose. Si parla di scienza, religione, politica, società e tante altre belle cose che solitamente sono molto facili da capire.
📚 How to Fail at Almost Everything and Still Win Big di Scott Adams
Interessante autobiografia del fumettista creatore di Dilbert, molto famoso sopratutto in America. Curios vedere il suo percorso fatti di decine e decine di fallimenti. Una delle tante prove che ci ricordano come la vita non sia mai un percorso lineare.
📚 Come As You Are di Emily Nagoski
Una lettura che parla di sessualità e di come ci relazioniamo con questa. Devo ringraziare la mia ragazza per avermi fatto uscire dalla mia zona di confort e imparato davvero tanto sulle relazioni, sul nostro corpo e sul sesso. (E io che pensavo che dopo qualche VHS di orsi che saltano sul letto, viste in seconda media, avevo più o meno capito tutto. Ingenuo).
Luoghi
Tokyo, Giappone
Quartieri per ogni gusto
Tokyo è la seconda città più grande al mondo (dopo Shanghai) e di conseguenza ha davvero tantissimi quartieri. Però la cosa che mi ha colpito è quanto ogni quartiere si sia nel tempo specializzato su una caratteristica particolare. Ti faccio degli esempi:
Jimbocho: un quartiere dedicato ai libri e lettura. Ci sono centinaia di librerie, ognuna a sua volte specializzata in un genere di libri.
Akihabara: famoso quartiere dove ad ogni angolo ci sono negozi e vetrine con fumetti, anime, videogiochi action figure e tutto quello che un nerd che si rispetti possa desiderare.
Kanda: quartiere pieno di negozi di sport da tavola (surf, snowboard, skateboard).
E ce ne sarebbero decine di quartieri da citare, dai più futuristici a quelli più tradizionali con lottatori di Sumo e Geishe. Davvero una città in cui si può trovare quello che fa per noi. Insomma forse è vero il detto che “se non lo trovi a Tokyo, allora non esiste”.
Sumo ergo sunt
Mi ha davvero colpito scoprire di più sulla disciplina del Sumo. Pensavo fosse uno sport tradizionale giapponese con logiche sportive simili alla box.
Invece più che uno sport è un vero e proprio stile di vita per chi lo pratica.
Si inizia da piccolissimi, 6-8 anni, ci si allena tutti i giorni prestissimo, si mangia tantissimo e ci sono mille regole da rispettare. Ad esempio un lottatore di sumo non può mai guidare una macchina o vestirsi in “abiti moderni”.
Contrasti
Infine non posso che menzionare quanti contrasti si possono vedere nella città. In una passeggiata (o fermata di metro) si passa da grattacieli a tutto spiano stile Times Square a viuzze ciottolate con Geishe che camminano a piccoli veloci passi. Non si può non rimanere conquistati.
Hanoi, Vietnam
Motorini. Motorini ovunque.
L’impatto dell’arrivo ad Hanoi è stato decisamente forte. Sopratutto dopo un mese di pacifico rigore giapponese, siamo stati catapultati in un miscuglio di motorini che sfrecciano da tutte le parti a suon di clacson. Solo loro sanno come fanno a non fare incidenti ad ogni incrocio.
“Scusi, si può spostare un poco che arriva il treno”.
Uno dei luoghi più famosi di Hanoi è la “train street”. Nel tempo ai lati di una strada su cui passano i binari del treno sono stati aperti bar e negozi. Così che ogni giorno verso sera ti puoi gustare un bel drink e ad un certo punto goderti lo sgombero della strada al passare del treno. Poi dopo 30 secondi tutto torna come prima. Pazzesco.
Città del caffè
Non si può parlare di Hanoi senza citare i suoi famosi caffè. Ce ne sono davvero tanti, quelli che abbiamo provato sono stati:
Vietnamise caffè: il metodo tradizionale consiste nel mettere la polvere di caffè in un filtro con acqua calda. L'essenza del caffè gocciola dal filtro in una tazza sottostante. Si aspetta che la tazza si riempie e poi si beve.
Egg caffè: al caffè si aggiunge una speciale crema all’uovo (a me sembrava simile allo zabaione). Anche chiamato il “cappuccino vietnamita”, ricetta inventata quando era troppo caro procurarsi il latte da aggiungere al caffè.
Coconut caffè: al caffè si aggiunge una sorta di granita al latte di cocco. Più un dolce che un caffè lo definirei. Però che buono!
Cose interessanti, riflessioni e domande
Rolex é un’azienda no profit
Mi ha stupito sapere che la famosa azienda di orologi di lusso è una ONG senza fine di lucro. Qualcuno dice che è semplicemente un modo per minimizzare le tasse. Sinceramente non lo so, però interessante dai.
Occhiali per il mal d’auto
Il 100% delle persone a cui ho raccontato questa notizia (1 su 1) è rimasta entusiasta, così te la riporto anche qui.
A quanto pare sono stati inventati degli strani occhiali che fanno sparire i sintomi di nausea quando si viaggia in macchina, bus, barca e ecc.
Sono stati brevettati da un startup francese, ma ormai si trovano anche su Amazon.
“Che faccia che hai oggi…”
Affascinante e spaventoso cosa la tecnologia sta introducendo nella nostra realtà. Un bel video per capire un po’ di più dei “fake video”. Sicuramente la prossima volta che guardo un video sarò un po’ più attento.
Una fotografia
Rappresentazioni.
Tokyo, Giappone. 2023.
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