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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto ti basta rispondere a questa email.
Io tutto bene, sto pian piano tornando a fare qualche esperimento da nomade. Questa volta, senza andare troppo lontano, ho passato una settimana a Senigallia e dintorni, sulla costa adriatica delle Marche (ti lascio qualche impressione nella sezione “Luoghi”).
Ma andiamo dritti al tema di oggi.
A moderata richiesta, torna in questa newsletter la seconda parte delle “previsioni sul futuro” tratte dal libro “L'inevitabile” di Kevin Kelly (co-fondatore della rivista Wired).
Nella scorsa puntata avevo introdotto tre delle cinque previsioni che mi avevano colpito di più. È arrivato il momento di continuare con le ultime due.
4) Proprietà privata noleggiata
Uno dei trend su cui il buon Kevin ci mette in guarda è il passaggio dalla proprietà privata all’utilizzo di prodotti e servizi “solo quando serve”.
Già oggi siamo sempre più abituati alla formula dell’abbonamento, del prestito, del leasing, dello sharing e chi più ne ha più ne metta.
Immagina un futuro dove queste modalità saranno sempre più la normalità, dove sarà “strano” comprare qualcosa veramente. E non parliamo solo di automobili, film online e attrezzatura sportiva, ma di qualsiasi cosa! Dai vestiti al cibo in tavola, dai mobili in casa ad ogni forma di intrattenimento.
Questo principalmente perché siamo ormai abituati a volere tutto e subito. E per averlo subito, questo tutto lo dobbiamo prendere in prestito. Sarebbe troppo complesso e costoso acquistarlo. “E poi lo devo mettere da qualche parte, fare manutenzione, aggiornarlo, smaltirlo… basta mi è già passata la voglia.”.
Mia considerazione
In questo caso non ho particolari obiezioni su questa previsione. Anche io penso che questa sarà una modalità di consumo sempre più diffusa. E non deve essere per forza una cosa negativa, anzi, probabilmente saremo in grado di usufruire di molti più beni e servizi rispetto all’”era della proprietà privata”.
Faccio solo un piccolo augurio ai noi del futuro. Spero che l’avere tutto sempre a portata di mano, senza troppi pensieri, ci dia lo spazio e il tempo di scegliere poche cose da possedere e di cui prenderci cura. Non per una convenienza economica, ma proprio per vivere quel bel sentimento di sentire un qualcosa nostro, che ci appartiene (materiale o immateriale che sia). Qualcosa di speciale e unico proprio per questa relazione che va oltre il mero utilizzo.
5) Tracciati
L’ultima delle predizioni di Kelly che mi ha colpito riguarda il tracciamento dei nostri dati personali.
Nei prossimi anni avremmo sempre più “dispositivi” attorno e su di noi. Cose che gli smartwatch di oggi spostati. Tra micro-chip sottocutanei, schermi su lenti a contatto e organi con il bluetooth saremo letteralmente sempre connessi (anche se mannaggia al rene destro mi si disconnette sempre quando entro in un meet… mah…).
Questa sostanziale fusione con il mondo digitale comporterà la registrazione di un’enorme mole di dati personali. E a cosa serviranno tutti questi dati? Principalmente per quello che già vengono utilizzati. I dati permetteranno alle aziende, e in generale al mondo introno a noi, di “conoscerci” sempre meglio. Di sapere tutto sui nostri gusti, comportamenti e desideri.
Questo permetterà lo sviluppo prodotti e servizi ultra-personalizzati. Non saremo più noi a scegliere da un catalogo, ma sarà il catalogo stesso a “creare” la soluzione per noi.
Può sembrare anche molto bello (forse), però tutto ciò ha un costo, la nostra privacy. Il concetto di privacy, nella visione dell’autore, probabilmente non esisterà più. Sapere cosa hai mangiato ieri e cosa ti fa battere il cuore saranno informazioni alla pari del nostro nome e cognome. Non solo sarà data per scontata la loro condivisone, ma sarà molto difficile prendere parte alla vita sociale se per caso fossimo contrari (se non addirittura renderci dei fuorilegge).
Mia considerazione
Da una parte penso sia innegabile la tendenza al tracciamento e raccolta dei dati personali. Già oggi Google, Meta e compagnia bella ci conoscono meglio di chiunque altro. Perfino meglio di noi stessi.
Però, ed è un grande però, non siamo macchine perfette. In quanto umani, siamo macchine intrinsecamente imprevedibili (non vado avanti che sennò parte un pippone sul libero arbitrio e forse non è il momento…).
L’incertezza e l’apparente sensazione di dominarla fanno parte del nostro essere. Non metto in discussione che un algoritmo saprà consigliarci la soluzione obiettivamente migliore per noi. Però, proprio perché la soluzione non viene da noi, non ci appagherà.
Per questo motivo non penso che nei prossimi 30 anni, per quanti dispositivi ci ritroveremo ovunque (eh si, lo so che ci hai pensato… Ovunque!), non cambierà la tendenza umana a sperimentare e sentirsi “liberi di scegliere”.
Anche con la soluzione sotto gli occhi, faremo di testa nostra. Facendo di testa nostra sbaglieremo e sbagliando supereremo i limiti che ancora non conosciamo (vabbè… momento da filosofo visionario finito).
Sul tema privacy invece non mi sento molto competente da dare un mio parere particolare. Penso sia un ambito ancora troppo poco investigato. C’è una grande opportunità di innovare e portare valore alle persone che spesso fanno fatica a capirne l’importanza e possibili implicazioni sulla loro vita (a beneficio delle multinazionali che invece sono decenni che hanno intuito il valore dei nostri dati).
E tu che ne pensi di questo futuro tecnologico che ci attende?
Ci leggiamo presto,
Davide
I miei progetti
👉 Life Design Program
Nel webinar di settimana scorsa ho fatto una bella chiacchierata sul tema “Life Design e Nomadismo Digitale”. Se sei curioso qui trovi la registrazione dell’evento.
Anche la quarta edizione del programma di Life Design è confermata (ultimi due posti disponibili). Si terrà dal 9 Novembre al 14 Dicembre. Qui per approfondire e candidarsi (per te che sei un lettore della newsletter c’è anche uno sconto esclusivo).
Libri
📚 L'Inevitabile di Kevin Kelly
Beh, direi che avendoci dedicato già due newsletter ne sai già troppo su questo libro. Non ti aggiungo altri spoiler.
📚 Fai meno vivi di più di Annemiek Leclaire
Nonostante il titolo acchiappa-click, il libro è proprio una bella rivelazione. L’autrice è una giornalista Olandese che ad un certo punto della sua carriera si è ritrovata paralizzata e sfinita dal lavoro (in “burnout” come si dice da certe parti).
Ha lasciato il lavoro e per mesi ha intervistato esperti per rispondere alla domanda “Si può fare di meno?”. Può sembrare banale, ma è davvero un libro illuminante.
📚 Pensaci ancora di Adam Grant
Ormai è difficile sbagliare con i libri del buon Adam. In questo saggio il famoso psicologo del lavoro ci dimostra quanto l’arte del “riflettere e cambiare idea” sia fondamentale. Specialmente nella nostra realtà sempre più in preda a incertezza e cambiamenti.
Luoghi
🎒 Senigallia, Italia
Prima tappa del progetto “capire se/dove/come vivere in Italia”.
Devo dire che la città è andata oltre le mie aspettative, già positive di partenza. Una città d’arte, piccola ma non troppo, con un bell’equilibrio tra clima, natura e eventi culturali. Sicuramente da approfondire!
🎒 Fano, Italia
Città a 15 minuti di treno da Senigallia. Si avverte molto l’eredità storica degli Antichi Romani. Affascinante come visita di un giorno, molto belli tutti gli scorci tra i caratteristici vicoli, ma troppo poco “da mare” per i miei gusti.
🎒 Ancona, Italia
Altra città a 20 minuti da Senigallia e capoluogo delle Marche. Sicuramente è la città, tra le tre menzionate, con più punti di interesse turistico e la maggior concentrazione di eventi e iniziative. A mio soggettivo parare l’attività portuale toglie un po’ di fascino. Non è da perdere la spiaggia “a sorpresa” che si raggiunge in ascensore!
Cose interessanti, riflessioni e domande
💡 “Bagno in mare? In che senso?”
Sarò ignorante in storia, molto probabile, ma mi ha sorpreso leggere che fino a inizio 800’ non si faceva il bagno al mare. Nuotare nel mare, in qualsiasi stagione, era vista come un’azione sconsiderata e senza senso.
A essere precisi già gli Antichi Romani avevano identificato i benefici di una giornata al mare tra le onde. Però poi abbiamo avuto un lungo periodo in cui l’umanità, o almeno chi viveva in Italia/Europa, non si godeva il mare d’estate. Pazzesco.
💡 Fobie lunghe
La “hippopotomonstrosesquippedaliophobia” è il termine che descrive la fobia delle parole lunghe. Bellissimo nome, sopratutto per chi questa fobia ce l’ha davvero. (“Ma allora sei bastardo… e pignolo” cit.).
💡 Storie che ci smuovono dentro (letteralmente)
L’idea che le storie siano per l’uomo lo strumento principale di comunicazione non è nuova. Però, mi è piaciuto molto scoprire in questo video cosa accade nel dettaglio al nostro corpo/cervello quando ascoltiamo diversi tipi di storie. A metà tra manuale di biologia e quello del buon comunicatore.
Una fotografia
Riflessi.
Tokyo, Giappone. 2023.
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