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Ciao, come stai?
Come sempre, non è solo una domanda di circostanza, mi fa piacere sentirti. Se ti va di mandarmi un saluto ti basta rispondere a questa email.
Io sto bene, o almeno, mi sembra di stare bene. Sono un po’ confuso perché nelle ultime settimane abbiamo comprato una casa nelle Marche, ho seguito i lavori per renderla abitabile e iniziato a montare i primi mobili… Può sembrare un processo abbastanza lineare e semplice, ma ahimè non lo è. Però dai, sono molto contento che questo progetto ambizioso si sta concretizzando.
La sensazione però ancora un po’ strana. Soprattutto in questi giorni in cui ho iniziato a dormire nella nuova casa. Tipo che quel tavolo che ora sto guardando è mio. E non nel senso che lo posso usare finché pago qualcuno… mio nel senso che è mio! Magari ti può sembrare una cosa banale, ma dopo 4 anni di vita nomade per il mondo ti assicuro che avere una casa di proprietà, e tutta una serie di roba dentro, è un bel salto mentale.
Vabbè, niente, tutto ciò per aggiornarti e per dirti che se passi in zona Marche fammelo sapere! Comunque se te lo stai chiedendo no, l’idea adesso non è quella di fare l’eremita vista mare e non viaggiare più. Abbiamo in programma sempre un bel po’ di spostamenti nei prossimi mesi. Però almeno adesso, quando torniamo da un viaggio, abbiamo un posto nostro che ci aspetta.
In questi giorni di cambiamento mi sono ricordato di un altro momento per me molto significativo. Risale a sette anni fa. Mi ero appena laureato e ho fatto il mio primo viaggio lungo, lontano da casa, senza un particolare obiettivo e solo con uno zainetto da 30 litri in spalla. Sono andato con un caro amico in Indonesia prenotando solo i voli e sperando che una volta atterrati a Jakarta saremmo riusciti ad arrivare pian piano a Bali (per la cronaca sono circa 1000 km). Alla fine il viaggio è durato quasi un mese e abbiamo dormito in hotel sono una notte, o forse due. Per tutto il resto del tempo siamo stati ospitati da persone del posto incredibilmente gentili e generose (abbiamo usato molto app che ti aiutano a trovarle, tipo Couchsurfing).
Insomma, per me quell’esperienza è stata decisamente trasformativa. Ho capito quanto mi piacesse viaggiare leggero e alla scoperta di nuove culture. È stato il primo passo che poi mi ha portato a lavorare da remoto, anni di nomadismo digitale e ora… Vivere al mare “lontano” da dove sono cresciuto.
Quel viaggio in Indonesia è stato talmente d’impatto per me che nei mesi successivi ho raccolto le migliaia di fotografie e riflessioni fatte e realizzato una mostra fotografica (davvero una super esperienza!). E dalla mostra è nato anche un fotolibro dal titolo “Indonesia. Oltre l’Obiettivo” (se ti interessa acquistarlo lo trovi qui).
Al suo interno sono raccolte le principali riflessioni che facevo al tempo sul mondo, la vita, l’universo, ecc. In questi giorni mi è venuta voglia di rileggerlo con occhi nuovi e rifletterci sopra. Alcuni pensieri sono rimasti invariati, mentre altri direi che si sono evoluti e cambiati parecchio rispetto al me ventenne appena neolaureato. Ti lascio i principali spunti che ho raccolto:
1) Ricchezza
Già ai tempi l’idea di ricchezza tradizionale, quelle in cui puoi comprare tutto quello che vuoi, non mi convinceva. Una definizione troppo semplice, troppo facile e in contrasto con alcune evidenze che mi circondano. Come può essere che alcuni “ricchi” hanno un sacco di bisogni e frustrazioni e invece alcuni “poveri” sono sereni e soddisfatti dalla vita? Vuol dire che non è il potere economico il vero fattore differenziante.
Mi torna alla mente la famosa frase del filosofo Henry David Thoreau: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”. Qui dal mio punto di vista c’è metà della spiegazione, cioè che non è tanto il possedere le cose a fare la differenza, ma il non finire a essere posseduti queste (molto più facile a dirsi che a farsi oggigiorno. Grazie capitalismo). C’è un’altra cosa però che è necessaria a rendere una persona “ricca” e penso sia legata alle relazioni. In senso largo. Alle relazioni con chi ci sta intorno, con il pianeta e con noi stessi. Il vero ricco è chi nel tempo coltiva queste relazioni invece che farle appassire.
Insomma, a distanza di 8 anni il mio pensiero sulla ricchezza si è un po’ evoluto e arricchito di esempi, ma sostanzialmente è rimasto lo stesso. Un buon segno dai.
2) Tutto e niente
Mi ha sorpreso molto l’ultima frase che ho scritto nel capitolo del fotolibro sulla città di Yogyakarta: “Quando si accetta di non essere nulla, allora si può iniziare veramente a cercarsi”. Mi sorprende perché adesso ha un senso molto forte e chiaro per me questa frase. L’idea dell’accettazione totale, del sentirsi parte del tutto (e quindi essere anche niente). Temi complessi che ho approfondito di recente grazie ad un misto di corsi di filosofia, life design e un pizzico di buddhismo theravada.
Davvero incredibile. Dubito fortemente che il Davide di 8 anni fa avesse scritto questa frase con la consapevolezza che oggi mi permette di dargli senso. Mah, è una cosa affascinante. Forse questa idea c’era già in me e la parte razionale per comprenderla è arrivata solo dopo con gli anni. O magari all’epoca mi sembrava una bella frase ad effetto da scrivere che mi è uscita un po’ così per caso, senza dargli troppo peso. Non saprei.
3) Tutti guardano, nessuno osserva
La frase che avevo scritto “Tutti guardano, nessuno osserva” era riferita alla moltitudine di turisti che arrivavano in posti incredibili e la prima cosa a cui pensavano era fare delle foto, o meglio ancora un selfie, e postarle sui social. Come si dice… “Se non lo pubblichi non è successo, no?”.
Mi ha fatto pensare a come negli anni questo approccio si sia diffuso non solo tra i turisti, ma anche in tanti altri comportamenti della vita quotidiana. Camminando in città siamo continuamente bombardati di pubblicità luccicanti. E quando non ci sono probabilmente siamo con la faccia dentro il nostro fedele smartphone che ce ne propina altre molto più sgargianti e immersive.
Non è un caso che iniziano a diffondersi ritiri di “digital detox”. Perché le persone si stanno accorgendo dei danni che fanno queste abitudini. Ma ahimè non basta rendersene conto. Dall’altra parte ci sono migliaia di ingegneri e psicologi strapagati (e ora anche sofisticate AI) con l’obiettivo di non farci distogliere lo sguardo dallo schermo. E c’è anche un tema sociale di mezzo. Oggi in tanti contesti se non sei sui social sei tagliato fuori dal mondo. Nessuno ti scrive e non puoi sapere quando e dove ci saranno gli eventi a cui partecipare. Insomma, una vera e propria forma di pressione sociale su grande scala.
Ovviamente non tutti vivono così eh, ci mancherebbe. Un sacco di persone che conosco sono molto brave a stare alla larga da queste trappole. Però ecco, purtroppo, ancora in tanti ci cascano e non è facile venirne fuori.
4) Abbastanza
Nel capitolo sui “Vulcani” ho scritto questa frase: “Perché si ricerca ancora il bello e la felicità, dopo aver sperimentato tanto appagamento per la mente?”. E subito ho rivisto il Davide di 8 anni fa che pensava che essere sereni e appagati volesse dire non aver bisogno di niente, non avere limiti e non percepire alcuna sofferenza. È da quella visione che nasce questo domanda, come un grido di frustrazione, in cui mi chiedevo: “Quanto è abbastanza? Arriverà mai per me un abbastanza?”.
Oggi non la penso più così, anzi, praticamente all’opposto. Adesso la mia idea di abbastanza non implica la mancanza di limiti o di dolore. Non è quel momento in cui raggiungi tutto quello che volevi. Non sarebbe umano. Siamo limitati e ci sarà sempre qualcosa che ci sfuggirà, che ci mancherà e che ci provocherà dolore. Siamo fatti così.
Però, si può raggiungere questo abbastanza. Un abbastanza fatto di lasciarsi andare più che di provare ad ottenere. Fatto di accettazione più che di conquista. Fatto di sentirsi parte del tutto più che di voler controllare tutto.
5) Obiettivi
È il tema principale del fotolibro. Obiettivi come ricerca di una crescita infinita che in realtà non ci porta da nessuna parte. Mi è piaciuta la frase: “rimanere prigionieri dei nostri obiettivi”. Penso che sintetizzi bene il pensiero che avevo, e che ho ancora, sull’argomento.
Troppo spesso i nostri obiettivi sono un tentativo di voler controllare il mondo che ci circonda. Di voler far accadere la nostra volontà e togliere di mezzo tutto quello che ci fa male e paura. Obiettivi come un traguardo lontano verso cui concentrare la nostra attenzione. Perché adesso la nostra vita non ci piace, ma quando saremo lì… Oh quanto saremo felici quando saremo lì!
Questa visione degli obiettivi ha l’unico risultato di renderci schiavi di noi stessi. Di continuare ad affannarci tutti i giorni così da essere sempre troppo stanchi e distratti per renderci conto che in realtà quegli obiettivi sono tutta illusione. Per renderci conto che anche se li raggiungiamo, ce ne saranno sempre altri a tenerci ingabbiati.
È stato proprio un bel viaggio nel passato rileggere le mie parole e rivedere delle immagini che ancora oggi mi fanno emozionare. Piene di ricordi e emozioni.
Spero che ti siano piaciute questi spunti rivisitati 8 anni dopo. E, come sempre, se ti va fammi sapere cosa ne pensi.
Ci leggiamo presto,
Davide
I miei progetti
👉 Ho scritto una nuova guida gratuita di introduzione al Life Design
In tanti quando uso queste due strane parole “Life Design” mi chiedono qualcosa tipo: “Bello… maaa… cosa è? Qualcosa un po’ New Age?”. In realtà si tratta di applicare la mentalità che i designer moderni usano per progettare, il Design Thinking, alle scelte di carriera (e conseguenza vita).
Eh lo so… detta così per tanti vuol dire tutto e niente. Per questo ho scritto un mini-corso di 7 giorni in cui questo concetto viene chiarito e ci sono anche diversi esercizi utili per districarsi in questo magico mondo del lavoro sempre più imprevedibile.
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Libri
📚 Optimal di Daniel Goleman
Questa idea di dover sempre essere al massimo e fare tutto in modo “perfetto” non è banale… Il buon Goleman, padre del concetto di “intelligenza emotiva” ci dà un po’ di strumenti per affrontare la questione.
📚 The Inner Game of Tennis di W. Timothy Gallwey
Un bel libro che parla di tennis, ma in realtà di molto altro. Dietro alla gestione del nostro io giudicante non c’è solo la capacità di vincere un set, ma una vera e propria competenza da applicare in tutte le aree della nostra vita.
📚 Quando il corpo dice no di Gabor Maté
Un libro tosto, un po’ doloroso da leggere, ma davvero illuminante. L’autore, un medico di famiglia di grande esperienza, ci illustra quanto lo stress e la repressione delle emozioni abbiano un impatto diretto sulla nostra salute. Malattie autoimmuni, tumori e altre gravi condizioni a quanto pare sono molto più connesse alla nostra parte emotiva e psicologica di quanto la medicina pensasse fino a pochi anni fa.
📚 Dio era morto di Rick Dufer
Un bel libro di filosofia scritto con un linguaggio leggero e facilmente digeribile. Il tema principale è l’impatto della diffusione dei grandi monoteismi sulla nostra cultura e su come viviamo l’incertezza del mondo e limiti della nostra esistenza. Sembrano robe un po’ troppo vaghe, ma ti assicuro che sono estremamente pratiche e toccano la vita di ognuno di noi. Molto legato ai temi dell’ultima newsletter sul libero arbitrio.
Luoghi
🎒 Montemarciano, Italia
Questo è il comune di circa 10.000 abitanti dove abbiamo comprato casa. Perché proprio qui? Principalmente per il costo molto più conveniente degli immobili rispetto a Senigallia, che era l’obiettivo principale della ricerca.
È sempre affascinante come ogni realtà, per quanto piccola, abbia una sua identità, eventi, feste e organizzazioni. Per chi viene da fuori può sembrare un semplice spostarsi di qualche chilometro, ma in realtà già cambiano tradizioni e modi di vivere il territorio.
🎒 Senigallia (d’estate), Italia
Con l’acquisto della casa, a 15 minuti dal centro di Senigallia, finalmente ho avuto la possibilità di viverla anche nel periodo estivo (senza vendere un rene per starci più di una settimana). Beh, se già fuori stagione mi sorprendevo per il numero di eventi, d’estate c’è proprio un’esplosione di festival, concerti e manifestazioni. Forse un po’ troppi addirittura. Diciamo che il carattere turistico si fa sentire in questi mesi e quella che di solito è una cittadina a misura d’uomo inizia a essere molto affollata e più a misura d’ombrellone.
🎒 Umbria Jazz Festival, Perugia, Italia
Ne ho sempre sentito parlare e finalmente quest’anno sono riuscito a partecipare. Davvero bello camminare per i vicoli di una bellissima città medievale e sentire musica jazz in ogni angolo. Musicisti e visitatori da tutto il mondo con la passione per la musica e per l’improvvisazione. Consigliato anche solo per l’atmosfera unica che si respira in città nei giorni del festival.
Cose interessanti, riflessioni e domande
💡 Un’altra dose di successo grazie
A quanto pare si può diventare letteralmente dipendenti dal successo e dal costante raggiungere nuovi obiettivi.
💡 Villaggio gemellato
C’è un villaggio in Nigeria con la più alta percentuale di gemelli al mondo. Praticamente in ogni famiglia c’è almeno una coppia di gemelli. Ci hanno fatto un breve ma interessante documentario.
💡 Con la diffusione dell’AI forse ha senso rispolverare un po’ di filosofia e ripensare a cosa davvero ci rende umani.
Una fotografia
Pink.
Ubud, Bali, Indonesia. 2018.
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